lunedì 23 dicembre 2013

Grazie, Babbo Natale

Racconto di Vespina Fortuna

Ormai eravamo quasi alle porte di dicembre ma Babbo Natale quest’anno non aveva proprio voglia di distribuire i regali. Era troppo triste per tutti i bimbi che aveva visto portar via dalla furia delle acque e del vento nelle Filippine, per quelli affogati nel mare a pochi metri da Lampedusa, ai quattro piccoli travolti dall’alluvione in Sardegna, alle migliaia di bimbi affamati e a tutti quelli cui insegnano ad imbracciare un fucile più alto e più pesante di loro.


Santa Claus se ne stava sdraiato sul letto a guardare il soffitto con gli occhi velati di pianto e il naso rosso. “Quest’anno ve ne starete al calduccio” disse fra sé pensando alle renne nella stalla. “Niente carro volante, niente doni, niente gioia. Il mio cuore è troppo triste per poter donare allegria.”


Intanto le letterine si accatastavano nel sacco accanto alla porta. Il postino infilava e infilava ogni giorno centinaia di buste colorate che i bambini gli inviavano, ma lui non aveva voglia di leggerle e di soddisfare tutti quei desideri.
Toc-toc! Toc-toc! Toc-toc! Sentì un pomeriggio Babbo Natale provenire dall’uscio di casa. Dal letto guardò nel lucernaio e vide che il sole stava per tramontare e il gelo aveva iniziato ad appannare i vetri. Tra poco sarebbe scesa la notte, chi poteva essere a bussare alla sua porta a quell’ora? Toc-toc! Toc-toc! Toc-toc! Babbo Natale si sistemò il cappello rosso sul capo ed andò ad aprire. Gli apparve un bambino malvestito e con le scarpe sfondate. Aveva i capelli umidi ed il nasino sporco.


“Chi sei?” Gli chiese il vecchio. “Sono Bimbo Natale” rispose lui mentre tirava su col naso. Santa Claus lo guardò incuriosito “Entra” lo invitò “Stiamo facendo raffreddare la casa. Vieni, ti farò una bella tazza di cioccolata e ti darò qualcosa di più caldo da indossare.” Senza farselo ripetere il bambino schizzò dentro e lo seguì nel lungo corridoio. “Presto, togliti quei vestiti e fatti una bella doccia bollente, quando avrai finito troverai un accappatoio pulito e vestitini nuovi.” Babbo Natale lo aiutò a vestirsi e bevvero insieme la cioccolata calda accanto al caminetto scoppiettante. Ad un tratto si accorse che il suo cuore si stava riconciliando con la vita. “Dimmi di te, dunque tu saresti Bimbo Natale?”


“Sì, io sono tutti i bimbi del mondo messi insieme. Quelli che non ci sono più, quelli che hanno fame, quelli felici e anche quelli infelici. Sono venuto a chiederti di leggere le letterine che giacciono nel sacco fuori dalla tua porta, se vuoi ti aiuterò anche io a leggerle, ma ti prego, non ci lasciare anche tu!” Babbo Natale lo guardò e gli chiese “Che cosa posso regalare ai bimbi che non ci sono più?”
“Un pensiero, solo un tuo pensiero li farà felici.”
“E i bimbi che non hanno neppure da mangiare?”


“Loro aspettano un tuo sorriso, un piccolo dono incartato con amore gli basterà a rallegrarli il giorno di Natale.”
“E quelli che vanno in guerra?”
“Falli sentire bambini almeno il giorno di Natale, regala loro un quaderno e una penna, un libro di fiabe o un astuccio di matite colorate. Questi piccoli oggetti li renderanno uguali a tutti i bimbi del mondo.”
Babbo Natale sembrava essersi convinto, si alzò dalla poltrona e tirò in casa il grosso sacco pieno di desideri di tutti i bambini che gli avevano scritto.


Quest’anno nessuno di loro chiedeva cose costose ma solo piccoli oggetti per ricevere tenerezza e amore. “Grazie Bimbo Natale!” disse alla fine! Mi hai ridato la gioia di lavorare. Andiamo nella stalla e leghiamo le renne al carro, dobbiamo sbrigarci, siamo in forte ritardo quest’anno!”
Bimbo Natale lo aiutò ma alla fine non salì sulla slitta. “Vai!” gli disse “I bimbi aspettano solo te.” Gli diede un bacio sulla barba bianca e se ne tornò da dove era venuto, felice di aver ricevuto la sua dose di tenerezza e dei vestiti nuovi.
Buon Natale a tutti i bimbi del mondo, di questo mondo e di tutti gli altri.

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