sabato 3 maggio 2014

Cultura: il filo invisibile tra le parole


(ap) Talvolta ci si chiede di quali mezzi si avvalga la cultura, specie nell’epoca del web: brevi messaggi, chat, comunicazioni istantanee, oppure libri, poesie, saggi, magari instant books, insomma pagine più articolate. In tutti i campi della conoscenza e i settori della vita sociale. 

I primi si muovono spesso nell’immediato, non si alimentano di risposte che non siano del medesimo tipo. A differenza dei secondi, che appartengono ad un altro mondo, quello delle parole scritte con calma, per capire, riflettere o commentare. I testi, che pubblichiamo, nascono e vivono in un tempo piano e prolungato, anche quando traggono spunto in modo impellente dal momento reale. E’ il tempo dell’animo che dà spazio agli echi del proprio sentire e finisce per creare un invisibile filo di collegamento con chi si sofferma per un attimo a leggerne le parole. Così i racconti Era mio nonno e Sapore di sale (Paolo Brondi, in Pagine letterarie, 16/4/14 e 21/3/14) hanno suscitato il commento di una lettrice, Cristina Podestà.

“Era mio nonno" esprime la dolcezza di un tempo che fu; il sapore meraviglioso dell'infanzia che si mescola alla tristezza e saggezza della vecchiaia, al ricordo di Eli' che sta a metà strada tra cielo e terra, in un'atmosfera assoluta ma smaterializzata, partecipe di un amore senza spazio e senza tempo, dunque eterno.

“Sapore di sale" presenta una situazione atipica di madre (che madre non è!); l'esser madre, infatti, corrisponde ad uno stato emozionale ed affettivo che soltanto chi è madre può capire. Pertanto Silvia è tormentata e lei stessa cerca amore, poichè ne ha molto dato svuotando tutta se stessa, consegnandolo in modo obbligato, trascurando i propri bisogni d'amore.... e Giulio, verso di lei ha un atteggiamento salvifico. Bellissima e suggestiva la scena finale, profonde le emozioni che attraversano il racconto.

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