sabato 12 novembre 2016

Colpo al cuore


Racconto di Paolo Brondi

Quello era uno di quei giorni in cui il maestrale, forte agitando le fronde, annunciava l’inverno. Giulio, all’alba, era già sulla spiaggia dove, di solito, cullandosi nel vento e nel sapore del mare, scioglieva i suoi affanni e ogni più pesante pensiero.

Superando una duna si avviò a passi lenti verso la riva e si sdraiò ove la sabbia era appena sfiorata dalla marea decrescente.  Un poco dopo, scorse in lontananza una figura rannicchiata là ove la marea continuava il suo giro. Si avvicinò e si rese conto che si trattava di una donna: era a capo scoperto, chino in basso e con capelli biondi e scomposti che le nascondevano il volto. Le rivolse un saluto: “Buon giorno… ha bisogno di aiuto?” Lei si voltò: i suoi occhi erano pieni di lacrime e le sue mani tremavano. Rispose con un filo di voce: “Grazie… non ho bisogno di niente…. la prego… mi lasci sola ..”
Non replicò e si sedette accanto a lei. Per un po’, rimasero in silenzio: lei ora guardava intensamente il mare; lui, con un’occhiata, apparentemente distratta, cercava di costruirsi un’immagine più completa e positiva della donna perché ne aveva notata la finezza dei tratti, la giovinezza che traspariva da ogni suo pur minimo movimento. Si chiedeva da dove e perché era capitata lì, all’alba o forse anche prima, di quel giorno così ventoso. Forse era sua la macchina sportiva che aveva visto posteggiata sul litorale e chissà se il suo pianto non fosse la risposta ad una drammatica delusione d’amore. Intanto, le sue mani apparivano meno tremanti e tutto il corpo si mostrava più rilassato.

Era evidente che la vicinanza dell’uomo, accettato nonostante l’iniziale diniego, provocava in lei una muta intesa e una sicurezza nuova. “Sono in un tremendo pasticcio, mi creda e mi dispiace di essere stata brusca, prima.. mi aiuti, la prego .. Sono  ore ed ore che sto fuggendo … non so dove rifugiarmi  e in che modo salvarmi..”. Al dottor Belli quelle affermazioni, così spezzettate ed enfatiche, parvero un delirio e mosso da pietà, le poggiò il braccio sulla spalla. Lei subito si appoggiò tutta a lui, reclinò un poco il capo, ma subito, con uno scatto improvviso.  Si alzò e fuggì via. 
Sorpreso per l’atto imprevisto, invano la rincorse. Riuscì solo ad ammirare la leggerezza della sua corsa e quando raggiunse il litorale lei sfrecciava via con la sua auto.  Mentre cercava di leggere la targa si sentì chiamare ripetutamente: “Dottor Belli, venga …devo portarla subito dal procuratore!” Era il suo amico maresciallo che lo invitava a salire sulla macchina di servizio e intanto lettere e numeri della targa si dileguavano. La macchina percorreva veloce l’autostrada per Lucca e il maresciallo, Roberto Landi, bella persona e grande investigatore, con esperta discrezione, cercava di scuotere il dottor Belli, chiuso in un mutismo inconsueto.
”Dottor Belli, sa che stamani, prima ancora che sorgesse il sole abbiamo rincorso e bloccato una bellissima signora che sulla litoranea andava a più di 150 …. “Com’era quella signora? Era forse bionda, carina, giovane. e con  macchina sportiva?” “Proprio così, dottor Belli. Eh… lei non se ne fa scappare nessuna…vedo che la conosce bene. È una sua amica?”. “Caro maresciallo, l’ho solo incontrata sulla spiaggia... appariva sconvolta e quando cominciavo a conoscerla meglio è fuggita via, non so nemmeno il suo nome”. “Lo so io il suo nome… ed anche l’indirizzo…le ho fatto il verbale ! Si chiama – me lo ricordo bene - Cristina Nelli, di anni trentaquattro, residente a Siena, in via di Città 59” .
Appena giunto negli uffici della Procura presso il Tribunale di Lucca, venne subito ricevuto dal procuratore della Repubblica, Enrico Conti.  “Dottor Belli, come sta? Vedo che è in ottima forma e quindi anche questa volta mi dovrà aiutare a concludere un caso assai tragico e complicato. Lei avrà saputo dai giornali dell’uccisione di una ragazza di appena 25 anni, Luisa Samperi.  E’ stata trovata nella casa dei genitori, una villa nei dintorni di Montecarlo di Lucca, uccisa con un solo colpo al cuore.  Dalle testimonianze finora raccolte sappiamo che era sola in casa, genitori e fratello risultano impegnati altrove: il padre è un senatore e la madre gli fa da segretaria, quindi quasi sempre sono a Roma; il fratello è ingegnere e spesso lavora all’estero… poi ha una compagna che vive tra Siena e Firenze, quindi si capisce bene che a casa c’è poco. Ma veniamo a noi: la polizia non riesce ancora a formulare un’ipotesi per l’attribuzione delle responsabilità dell’assassinio.
Abbiamo tutta una serie di indizi, ma nessuna certezza: non si è trovata alcuna forzatura di porte o finestre; chi ha sparato il colpo lo ha fatto con assoluta precisione, perché ha raggiunto il cuore e la poveretta è stramazzata a terra, senza gran spargimento di sangue. L’arma non si è ancora trovata. La scoperta del corpo è stata fatta dalla domestica, alle otto di mattina e secondo il medico la morte risale alle ore 21 della sera prima. Siamo di fronte ad un vero rebus. Eppure noi dobbiamo venirne a capo. Sono state trovati, nella camera studio della giovane, appunti sparsi, lettere e un diario e qui entra in ballo lei.
La nomino consulente con il compito di ricavare dalle varie scritture informazioni e notizie sulla sua personalità, abitudini, amici, amori, interessi, e quant’altro utile all’indagine. Naturalmente lo autorizzo a ricercare persone e a convocarle per individuare ogni possibile luce sul caso. Ultima raccomandazione: questa volta dovrà terminare la sua ricerca in tempi brevi. Siamo d’accordo?” .“ Certamente, signor procuratore, comprendo l’urgenza della risposta e accolgo positivamente l’invito”.  Con un reciproco sorriso d’intesa e simpatia si salutarono.
Ricevuto il pacco dei reperti dalla segretaria del procuratore, si avviò all’uscita del Tribunale ove trovò ad aspettarlo il maresciallo e con lui tornò al suo studio. Mentre percorrevano la bretella che da Lucca porta a Viareggio e poi all’uscita Versilia, il maestrale intensificava le sue folate costringendo al rallentamento della velocità, e  consentendo lo scambio  di notizie e pareri: “Povera ragazza- commentava il maresciallo - l’hanno trovata stramazzata a terra e con la mano destra stretta su una penna, probabilmente, prima di incontrare l’assassino,  stava scrivendo qualcosa e forse lo scritto sarà fra i documenti che le hanno consegnato”.
“Caro maresciallo, guardi là quel cimitero … sembra sospeso sulla pendice del colle e per tutto il giorno le tombe, orientate verso il lago di Massaciuccoli, biancheggiano al sole negando il nero della vita ed appianando ogni rumore… I morti là riposano bene e attendono quieti che altri a loro si congiunga. Anche la nostra povera ragazza la vedrei volentieri sepolta lì , graziata dal ritmo silente delle cose”. “L’ho presente. E’ un bel cimitero ma so che ogni tanto una frana fa scivolare più sotto qualche tomba. Anche lì non tutti i morti riposano quieti…”.
Tornato allo studio, Giulio si dispose ad esaminare i documenti consegnatigli dalla Cancelleria, ma ben presto i morsi della fame interruppero il suo impegno. Si recò nel suo solito bar. Si sedette comodamente a un tavolo, posto in un quieto angolo della sala interna, mentre fuori e sulla veranda, il vento continuava a sollevare foglie e a sibilare fra le tende: girava e rigirava, tornando incessante sui suoi giri. Si accontentò di alcune tartine al caviale accompagnate da una coppa di prosecco, come aperitivo e, con calma, ordinò poi un piatto di farfalle al salmone, un bicchiere di vino rosso e infine un caffè.
Si diresse verso casa e, con grande sorpresa, trovò rannicchiata, sui gradini dell’ingresso principale, la donna della spiaggia! Con impeto si alzò, guardandolo intensamente e disse.  “Buon giorno". ho ancora urgente bisogno di aiuto!”. ”Lei !"? Non pensavo di rivederla così presto! Come ha fatto a trovarmi? - rispose il dottor Belli - ma è più opportuno credo entrare in casa, mi racconterà tutto nel mio studio”. Girò la chiave della porta ed un terribile sospetto lo prese: sua abitudine era di dar tre giri di chiave ed ora la porta si aprì dopo un unico giro, né quello era il giorno della donna delle pulizie! “Qualcuno è entrato in casa –pensò- e forse è ancora qui nascosto!”.
Entrò cauto, facendo cenno alla donna di seguirlo in silenzio. Un improvviso fruscio la fece trasalire e si appoggiò tremante a lui. “Nessuna paura…! Questo è il mio gatto che è balzato sulla sua poltrona preferita!”. In casa non c’era nessuno. Eppure era rimasta la traccia di un passaggio: sulla scrivania appariva riposto ben in evidenza un messaggio, scritto in stampatello e su un foglio da disegno: “Dottor Belli rinunzi al caso o farà la fine della Luisa!”.
Giulio non toccò il foglio, ma lo prese con una pinzetta, riponendolo in una busta trasparente. Nel silenzio che accompagnava quell’operazione e la nube di perplessità che addensava ancor più il tormento di Cristina, sentì lo scalpiccio di un passo e voltandosi restò paralizzato: un uomo stava puntando la pistola su entrambi ! “E’ lui"..è proprio  l’uomo che mi ha inseguito…che ha cercato di spararmi ”!  – gridò Cristina.
Subito fu messa a tacere con un ghigno dell’uomo e con  l’arma che le veniva puntata verso la testa. ”Si calmi.. che cosa chiede… Che cosa vuole? – esclamò Giulio, irato con se stesso per aver scambiato il rumore del gatto con quello di un uomo che si nascondeva. “Stia zitto lei … e alla svelta prenda i documenti che gli hanno dato in cancelleria e me li consegni!” Giulio finse di consentire alla richiesta e intanto studiava la personalità  dell’avversario.
Nel raccogliere insieme i documenti e nell’avviarsi a porgerli all’uomo, la mente del Belli si faceva calma ed estremamente percettiva ed i muscoli assai contratti. Poi tutto si svolse in un attimo: mentre l’uomo afferrava i documenti con la mano sinistra, il Belli, con mossa rapidissima gli sferrò un colpo sulla mano destra e la pistola cadde a terra, quindi lo afferrò lateralmente al collo, all’altezza delle giugolari e con una rotazione dei polsi, effettuò una pressione sui due lati del collo. L’effetto fu dirompente: l’aggressore si afflosciò svenuto. “Oh, buon Dio - esclamò Cristina - lo ha ucciso!”. “ Assolutamente no! - rispose Giulio - l’ho solo reso inoffensivo , ed ora chiamiamo subito i carabinieri”.
Il maresciallo e i suoi uomini si precipitarono nello studio del criminologo, mentre l’aggressore era ancora incosciente ed il vento fuori aumentava di intensità e di violenza facendo sbattere le persiane e sibilare le minute fessure. Alla vista della scena il maresciallo esclamò: “Dottor Belli, lei mi facilita sempre il caso! Questo è l’uomo che ci è stato segnalato dalla questura di Siena. Uno studente lo ha descritto con estrema precisione ed ha testimoniato che ha sparato ad una donna, senza colpirla, perché rapidamente fuggita via in auto. E la donna - rivolgendosi a Cristina - è proprio lei, non è vero? Credo che ci potrà dare tante spiegazioni!”  Cristina annuì, piangendo: osservato da vicino l’uomo che a terra pareva dormisse provò pietà per lui e per la sua sorte. Improvvisamente si rese  conto di tutto:  “Ora mi ricordo il nome di quest’uomo e so anche perché ha tentato di uccidermi. Si chiama Rino Bianchi e accusava me e Luisa di aver provocato la morte di  Olga, la figlia”. Giulio scosse la testa: “Prenda la pistola, maresciallo e la custodisca con cura, potrebbe essere una prova valida. Le consegno anche questa busta, contiene una frase minacciosa. Più avanti faremo all’uomo una prova grafica di confronto. E tutto quello che possiamo fare per ora. Risvegliamolo e portiamolo in caserma. Verrà anch’io, insieme  a Cristina e procederemo all’esame di entrambi.
Il primo movimento del caduto fu di voltare il capo con  furia negli occhi, come se un fuoco dentro lo divorasse e senza alzarsi  parlò: “ho vendicato mia figlia.. aveva solo 20 anni.. loro me l’ hanno uccisa .. con le loro assurde teorie e inutili cure… ho ucciso la principale responsabile, Luisa e volevo uccidere anche lei, Cristina, sua segretaria. Guardate, leggete.. che cosa hanno scritto su mia figlia …leggete  la diagnosi… Deve essere lì,   in quelle carte… le carte che la pietà e il dolore per la mia povera Olga mi hanno spinto a tentare di portare via per impedire che altri sapesse”.
Giulio aveva la faccia un po’ stanca quando si girò verso la donna: Cristina sembrava stordita, indecisa e stringeva il fazzoletto con cui asciugava le lacrime. Trasse dal mobile buffet una bottiglia di cognac e bevvero entrambi un bicchierino colmo. Si sedettero l’uno di fronte all’altra e lei spontaneamente prese a parlare. “ Luisa, dopo la laurea, in biologia, è vissuta quasi quattro anni negli Stati Uniti, a Boston, poi si è trasferita a Clearwater, Florida, nel Fort Harrison Hotel, mecca di Scientology”.
Tornata in Italia ha dato vita ad un centro di dianetica, utilizzando alcune stanze della casa paterna.  Eccezionale è subito apparsa la sua competenza scientifica nel campo della salute mentale ed estremamente facile per lei il raggiungimento dell’obiettivo di aiutare gli individui ad accrescere l’intelligenza, eliminando i disturbi psichici e curando tutta una varietà di malattie. Ha avuto successo. Tantissimi sono stati i suoi clienti, al punto che ha avuto bisogno di una segretaria ed ha assunto me. Io sono laureata in psicologia”.
Il dottor Belli si alzò: “Forse fra i documenti contesi dal nostro aggressore ci sono le rivelazioni della figlia? Vediamo!” 
Trovò una lettera firmata Olga. La mostrò a Cristina e prese a leggerla a voce alta:  La mia malattia è cominciata a 16 anni. Ha coinciso con la solitudine, la graduale perdita di amicizie, la mia volontà di non uscire a divertirmi. Sempre più mi sono concentrata nello studio, passavo tutto il pomeriggio sui libri. A 18 anni, ho conosciuto un ragazzo che mi ha cambiato la vita e mi ha aiutata molto ad affrontare la mia malattia. Ma gli sbalzi d’umore continuavano, a volte ero felice, ridevo e chiacchieravo con lui, altre volte ero fredda, distaccata e non sapevo bene comprendere i miei sentimenti nei suoi confronti. Il mio veloce calo di peso mi ha cambiato molto: sono diventata incerta su ogni cosa perché ricercavo in tutto la perfezione. Ho perso fiducia in me stessa. Il cibo è diventato la mia ossessione, tutto il giorno il mio pensiero era fisso là, su cosa avevo mangiato, su cosa avrei dovuto mangiare dopo.”
“Basta, la prego, smetta di leggere, dottor Belli…”, esclamò Cristina, con voce tremula e sguardo smarrito. “Ho bisogno di sfogarmi, una buona volta. Dirò io quello che è accaduto alla ragazza”. “La ragazza è venuta da noi dopo varie esperienze di cura, in strutture private e ospedaliere, spesso  a base di flebo e di antibiotici. Era magrissima e l’anoressia nervosa la divorava. Luisa, nonostante le mie perplessità, l’accolse e le promise la guarigione. La terapia di Luisa consisteva nello scoprire i problemi connessi ad eventi traumatici, per eliminarli e far raggiungere alla mente di Olga lo stato di Clear, ovvero uno stato in cui poteva e doveva essere in grado di “funzionare” al pieno delle proprie potenzialità. Luisa era sicura che tale stato portasse a maturare l’istinto di sopravvivenza e la scomparsa della malattia. Ma Olga non raggiunse mai lo stato di clear.
Intanto la sua malattia non si rallentava e lei era sempre più magra. Quando mancò l’appuntamento programmato, tememmo subito il peggio: Olga si era impiccata!”. Cristina finì di parlare rotta dai singhiozzi. Si affollavano nella sua mente le immagini della povera Olga, così piena di speranza nei primi tempi, e la faccia maligna e feroce del padre che cercava vendetta, spinto inconsciamente a recar vendetta a se stesso. Poi le immagini si allontanarono e Cristina si guardò intorno. Un leggero sorriso increspò le sua labbra, quando vide il dottor Belli chinato e pensoso, con il volto tra le mani: si avvicinò, gli prese con dolcezza le mani e le sfiorò con un bacio.
Cristina partì all’imbrunire e Giulio volle leggere la parte finale della lettera di Olga. L’ipotesi era quella di confermare, o no, le ammissioni di Cristina. “Ho deciso che dovevo assolutamente curarmi. Così, anche con l’aiuto dei miei, abbiamo iniziato ad informarci sulla presenza di strutture che mi potessero seguire e curare. Ci è parsa promettente la pubblicità del centro di dianetica ed anche i primi incontri con la direttrice mi sono molto piaciuti. Sono stata contenta di questa scelta. Poi, è tornata l’iperattività. Dovevo smaltire al più presto quello che mangiavo e no riuscivo a stare ferma. Quella terapia non mi ha cambiato molto. Non riuscivo a riprendere peso”.
Fuori, cessata la furia del maestrale, il cielo si era un poco rasserenato e già spuntava la luna, ma la sua lenta dolcezza né alleggeriva la pesantezza dell’animo di Giulio, né calmava il rumoreggiare del mare … Lasciò scorrere le ore e solo nei giorni successivi, dopo avere studiato a lungo le carte e raggiunta la distensione necessaria, rispose ai quesiti propostigli.
”È stato facile ottenere la confessione del responsabile dell’uccisione della dottoressa Luisa Samperi. Il padre, tale Rino Bianchi, ha vendicato la morte della figlia Olga, curata irresponsabilmente, a suo avviso, nel centro di dianetica diretto dalla vittima. Luisa Samperi ha creduto di trovare nella scientologia e nella dianetica indicazioni per la cura ed il superamento delle malattie. Di fatto, ha ottenuto successo nella maggior parte dei casi, ma non in quello di Olga, figlia di Rino Bianchi. Che cosa può aver rappresentato per Olga un modello di cura incentrato sull’ascolto di tutte le sue negatività e sulla loro eliminazionese se non una sorta di favola, considerato che nessun miglioramento veniva a mutare la sua quotidiana dolorosità e non trovava altro rimedio che nell’impiccarsi. Di certo la pazzia si è fatta strada nel cervello di un padre alla vista della figlia impiccata e la vendetta ha armato la sua mano. Uccidendo Luisa Samperi, direttrice del centro di dianetica, probabilmente mirava ad uccidere il sistema da lei messo in atto, un sistema di pratiche curative basato su riferimenti teorici collegati a singoli esseri umani, con indifferenza.”
Passarono alcuni giorni e Cristina telefonò. “Dottor Belli .. Giulio.. perché non mi raggiunge a Siena. All’Accademia musicale Chigiana stasera è in programma un interessante concerto con la presenza del gruppo vocale degli Swingle Singers? Mi sono già permessa di prendere un biglietto anche per Lei!” Giulio accettò l’invito. La raggiunse nel tardo pomeriggio e, quando furono vicini, senza parole, si guardarono intensamente e con incantevole tenerezza si abbracciarono. Seduti accanto, ascoltarono la musica degli Swingle, così ricca di vibrazioni ed in cui il what si scioglie nell’how, facendosi movimento di luce. Cristina si sentiva alleggerita, serena; nei suoi occhi si leggeva tutta la gioia attesa da sempre. Giulio la guardò e a lungo le strinse la mano. Finito il concerto, mano nella mano, attraversarono piazza del campo e raggiunsero il monolocale. Non parlarono più: lieve era il loro passo e nella mente cresceva il desiderio come fiore che attende il forte calore del sole. Seguirono ore dolcissime e poi, quieti e felici, si addormentarono, mentre fuori il cielo era pieno di stelle. 

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