domenica 12 ottobre 2014

Segni invisibili


di Laura Bonfigli

Possono le disavventure psicologiche e sentimentali dell'anima essere già scritte nel corpo? Forse sì, come ci dimostra, fin dalle prime righe del racconto Ultime ore insieme di Paolo Brondi (Pagine letterarie 1/10/14), il protagonista Antonio.
Un giovane di appena venti anni che, novello Emilio Brentani (protagonista di Senilità, di Italo Svevo) è afflitto dal sofisma e dall' analisi. Questi tratti non solo segnano il suo stile di vita, ma corrodono le sue energie vitali fino ad inaridire sul nascere il tenero sentimento d'amore per Lucia, giovane compagna di liceo, la cui tenera spontaneità è speculare al freddo raziocinio di Antonio. I primi gesti dell'amore, da audaci ed appassionati, si fanno misurati e plastici, il calore si stempera e l'anaffettività affiora in tutta la sua gelida compostezza.
Ma l'amore, come ci insegna Platone (nel Convivio) è "endèia": mancanza, povertà, ovvero attesa che un altro percorra uno spazio, ci venga incontro e colmi un vuoto. Perchè questo accada occorre, però, sia percepire il calore di un corpo, sia riconoscerne le pieghe più riposte, i segni invisibili, ovvero il linguaggio, perchè il corpo parla, il corpo ha una voce. Antonio scopre tutto questo solo durante gli anni universitari, dopo l' incontro inatteso col professor Manetti, studioso ed intellettuale di valore, ma soprattutto uomo energico, carismatico che seduce ed affascina i suoi studenti.
Il professor Manetti, infatti, non si limita a trasmettere nozioni e concetti in modo asettico ed impersonale, ma comunica emozioni, sensazioni ed il suo corpo vibra ed infonde energia. Solo alla fine di questo percorso umano ed intellettuale Antonio, più maturo e consapevole, è in grado di riconoscere ed andare incontro al suo desiderio che, ora, ha le fattezze di Anna, una giovane donna avvenente, procace, ma soprattutto autonoma e vitale. Il miracolo sembra compiuto e destinato a durare per la vita ma, come ci insegna ancora Platone, "l' anima di ciascuno vuole altre cose, non è capace di dirle e perciò le esprime con vaghi presagi, come divinando da un fondo enigmatico e buio".
Questo fondo buio ed enigmatico comincia ad agitarsi anche tra Anna ed Antonio, dopo una breve separazione per motivi di lavoro. Antonio, al suo rientro, si accorge che l'assenza non è solo non presenza di un corpo, ma piuttosto percezione di un vuoto incolmabile che, insinuatosi ed insinuandosi misteriosamente, dilata la distanza e tutto congela e desertifica in modo irreversibile. Mentre l' anima si chiude nel silenzio solo il corpo torna a parlare l' eterno linguaggio dei segni: si irrigidisce, si raggela e ci mette di fronte all'amara consapevolezza che tutti siamo irriducibilmente racchiusi nella nostra solitudine. Scrive, non a caso, Anna Achmatova (nel Poema senza eroe): "C'è un confine nell'intesa umana e non lo varca né ardore né passione, neppure se le labbra si fondono ed il cuore si frange d' amore".

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