lunedì 18 gennaio 2016

Il fiume che straripa

di Paolo Brondi

La rilettura della terza pagina, così come compariva sul Corriere della sera ormai in tempi lontani, potrebbe valere come una rinascita, una rigenerazione, una riconquista d'equilibrio. Lo scorrimento delle pagine che oggi relega la cultura quasi in ultimo, oltre l'addensarsi di un sapere plurisignificante, è per la coscienza del lettore come un fiume che troppo colmo tende sempre più spesso a straripare, fino ad ingenerare l’oblio e, quindi, l’indifferenza verso un sapere altro quale è quello della cultura.

Non si dà cultura che non sia promotrice della conservazione integra e riflessiva della tradizione e custode non distratta, ma attenta e critica dei tempi presenti. Ne costituiva fondamento la terza pagina tradizionale, aiutando il pensiero a coltivare gli spazi della riflessività, della meditazione, dello stupore, per aprirsi poi a comprendere meglio le presunzioni attraverso una voce come la seguente:

Non sei gli altri
Non ti potrà salvare quello che lasciarono
Scritto coloro che la tua paura invoca.
Non sei gli altri, e ti ritrovi ora
Centro del labirinto che i tuoi passi
Ordirono. Non ti salva l'agonia
Di Gesù o di Socrate, né il forte
Siddharta d'oro che accettò la morte
In un giardino, al declinar del giorno.
Polvere pure è la parola scritta
Da te, o il verbo pronunciato
Dalla tua bocca, Non c'è pietà nel Fato
E la notte di Dio non ha confini.
La tua materia è il tempo, l'incessante
Tempo. Sei ogni solitario istante
(Jorge Luis Borges, in Terza pagina del
Corriere della sera, Giovedì 5 marzo 1981) 

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