mercoledì 30 marzo 2016

Ironie

di Pietro Pancamo
Da «Manto di vita», LietoColle, Como, 2005

Indosso la magrezza
con la disinvoltura
di chi ironizza.
Eh, ironia
con te la disperazione
è filosofia!
Ma senza di te,
ahinoi,
la poesia
è pura (mera) melanconia.

martedì 29 marzo 2016

Un angelo senza nome

di Ylenia Lucisano


Polvere sul viso e sulle mani
riesco con fatica a respirare
soltanto gli occhi parlano e non riposano mai
le braccia mie non sentono dolore
a volte credo di essere un eroe
o un angelo senza nome
Volo tra le case che diventano sassi
volo sopra i muri che cadono come cartoni
e mai nessuno conosce il mio nome

Sentieri

di Marina Zinzani

Ricerca del sacro
in una preghiera
in un gesto
in un ideale.
Abbandonati su questa terra
andiamo alla ricerca
del contatto perduto.

sabato 26 marzo 2016

La voce di Dio ai tempi del terrore


di Marina Zinzani
(Commento di Angelo Perrone)

(ap) È dedicato a padre Daniele Badiali, da Faenza, questo racconto.
Il terrore attraversa il nostro tempo, fa strage di vite innocenti, violenta le anime di tanti, e insieme rapina il diritto ad una esistenza serena ed operosa. Non solo a Parigi e Bruxelles, ma in tante parti del mondo. Ovunque l’uomo è barbaramente ucciso, perseguitato, umiliato od offeso. Pone interrogativi che lasciano sgomenti e rimangono senza risposte. Come è possibile? Cosa spinge l’uomo (perché anche i terroristi lo sono, nonostante tutto) al male atroce, assurdo, intollerabile, incomprensibile per la mente umana?

venerdì 25 marzo 2016

Libri: Sul fiume d'autunno

di Paolo Brondi
Luce nelle ombre del passato. Le possibili verità del vivere, della memoria, del sentimento: delitti, disperazione, smarrimento

(ap) Giorgio il protagonista, dopo lo smarrimento iniziale, si rende conto che la quotidianità può essere una festa, nella continua ricerca del “come se”. Come se le cose, le persone, i luoghi fossero altro dal loro solito esserci. E trova un suo spazio, per l’introspezione, la meditazione e la sua intima passione: l’investigazione su casi misteriosi. Mantenendo traccia del suo passato, egli si apre alla luce del presente.

http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/235106/sul-fiume-dautunno

Al di là del rumore, la voce dell'altro

di Laura Bonfigli
(Commento a Brondi, Come un vento, che si scioglie, PL, 11/2/16)

Siamo poi così certi che il silenzio rappresenti una vera conquista, o sia una meta ambita in uno scorcio di secolo scomposto e decomposto in cui l'umanità appare perennemente agitata, tormentata,

mercoledì 23 marzo 2016

E va bene così, senza parole

di Marina Zinzani

Chi non ha parlato quella volta
silenzio di una sera, silenzio di due, di tre sere
chi ha fatto scorrere il suo sottile malessere nella giostra dei giorni
chi ha socchiuso la porta dove c’erano domande, tante domande

venerdì 18 marzo 2016

Isole: quando il mare è in burrasca

di Marina Zinzani

Ci sono tanti tipi di isole.
C’è l’appartamento all’ultimo piano, senza ascensore. Un anziano sulla sedia a rotelle che non può scendere, relegato in quella specie di isola che sono le sue mura, isola nel mare di cemento. Ha la moglie accanto, e quelle poche stanze diventano un mondo colorato, con la sua presenza.  Cosa si mangia, cosa c’è alla televisione, le mani dell’anziano che accarezzano il gatto raggomitolato sulle ginocchia. La moglie esce per fare la spesa, torna in fretta, gli odori del minestrone inondano la cucina. Sono le undici del mattino, le undici e mezzo. Qualche volta lei gli porta il giornale, e lui legge, legge tutto il giorno.

mercoledì 16 marzo 2016

La meraviglia nascosta nell'ombra

di Ivana Bagnardi
(Commento a Stefania Laurora, Solo un salto e la ragione diventa follia, Books & Company, 2015)

Stefania Laurora è una donna, una scrittrice, una mamma, una geologa, in bilico tra la ragione e la pazzia.

lunedì 14 marzo 2016

Come eravamo? Chi lo sa

di Cristina Podestà
(Commento a Brondi, La fragile memoria del nostro tempo, PL 6/3/16)

Avere poca memoria è questione che tormenta gli studenti che temono di perdere tempo a studiare e credono che, se riuscissero a memorizzare più in fretta, risparmierebbero parecchie ore di studioIl loro interesse si limita alle tecniche di memorizzazione per un fine utilitaristico spicciolo, senza andare oltre e valutare cosa sia, in realtà, la memoria.

domenica 13 marzo 2016

Ode al basilico

Magica foglia, ospite discreto di felicità

di Marina Zinzani

Una casa di campagna. La pianta di basilico cresce forte e vigorosa nell’orto.
L’appartamento di città. In un vaso, una pianta di basilico cresce, assieme ad altri vasi che contengono quelli che alcuni chiamano “odori”: salvia, rosmarino, prezzemolo.
La memoria va in stanze buie ma piene di suggestioni, che a mano a mano in cui si annusa il basilico sembrano diventare colorate, illuminarsi. Perché il basilico ci ha accompagnato fino qui, ci accompagna da sempre.
Un’insalata di pomodori, le foglie verdi di questa pianta sembrano dare il tocco giusto, perfino nel colore.

martedì 8 marzo 2016

Loto: il fiore che nasce dal fango

di Marina Zinzani
(Il 29 febbraio era la giornata dedicata alle malattie rare)

Le malattie sono acqua torbida e fango. Sono paura e spettri, ladri che entrano in casa nostra. Porteranno via qualcosa, niente sarà più come prima. Le malattie, quelle gravi,  pongono delle domande. Perché a me? Il pensiero, a volte terribile, è che Dio si sia girato dall’altra parte.

domenica 6 marzo 2016

La fragile memoria del nostro tempo

di Paolo Brondi

Sempre nuovi e sofisticati sono gli strumenti per depositare la memoria, al di fuori della mente, in magazzini da cui i dati vengono richiamati quando sono necessari. Con il costante potenziamento delle memorie esterne, stampa, giornali, computer, floppy disk, e, in genere, ogni strumento di registrazione dei dati di memoria, diminuisce la necessità della memoria individuale interna.

sabato 5 marzo 2016

Girovagando in taxi

di Giovanna Vannini

Il tassista non seppe mai quanto amore si consumò sopra il tetto del suo taxi. Nemmeno i colleghi, tutti in fila, rigorosi sui loro sedili, col finestrino abbassato e col rumore di scappamento nelle orecchie, alzarono gli occhi al cielo dell’auto, ebbero l’ardire di immortalare in qualche modo ciò che succedeva.

giovedì 3 marzo 2016

Leggendo Mario Luzi: La sera non è più la tua canzone

di Mario Luzi
(da La ferita dell'essere, ed. La Repubblica)
(Commento di Angelo Perrone)

La sera non è più la tua canzone,


è questa roccia d'ombra traforata


dai lumi e dalle voci senza fine,


la quiete d'una cosa già pensata.
Ah questa luce viva e chiara viene


solo da te, sei tu così vicina


al vero d'una cosa sconosciuta,


per nome hai una parola e s'è perduta.
Caduto è più che un segno della vita,


riposi, dal viaggio sei tornata


dentro di te, sei scesa in questa pura


sostanza così tua, così romita


nel silenzio dell'essere, compiuta.



L'aria tace ed il tempo dietro a te


si leva come un'arida montagna


dove vaga il tuo spirito e si perde,


un vento raro scivola e ristagna.


 

(ap) Il 28 febbraio 2005 moriva Mario Luzi. Manca oggi la presenza di un uomo semplice e modesto, non la sua poesia. La nobiltà del ricordo di Mario Luzi (1914-2005) è sancita da una lapide posta nella basilica di Santa Croce a Firenze, dove quel nome è rammentato tra i grandi della storia, da Dante Alighieri a Michelangelo Buonarroti, da Galileo Galilei a Vittorio Alfieri.
Laureatosi in letteratura francese, la sua prima scelta universitaria fu però la facoltà di legge, ma in breve il richiamo della poesia e della letteratura prevalse su quello del diritto. 
Fu in occasione del suo novantesimo compleanno, nel 2004, che il Presidente Ciampi lo nominò senatore a vita. Alla sua morte, appena un anno dopo, ricevette l’ossequio di molti, personaggi di rilievo e gente qualunque.
Non aveva mai smarrito l’umiltà d’animo e la modestia, con le quali fu sempre disponibile al dialogo, ricevendo spesso, anche negli ultimi anni di vita, studenti interessati al suo lavoro e al suo pensiero, e accettando con loro un confronto intenso.
Gli studiosi lo indicano come espressione della famiglia degli ermetici, anzi il più alto rappresentante dell’ermetismo fiorentino, perché la sua poesia appare a molti «ermeticamente chiusa». 
Il verso suo, così rivestito di tristezza e di inquietudine, quasi disincantato, è, in profondità, fondamentalmente difficile, appunto ermetico. Lo è per l’uso continuo di immagini simboliche, associate tra loro, intervallate dalla sonorità di parole mai casuali, con una sequenza che stupisce sempre.
La lirica moderna di Luzi recupera forme del romanticismo visionario in cui ricorrono le immagini dei paesaggi lunari, delle città spettrali, con i marmi e le pietre preziose, ma anche degli ambienti quotidiani, e dei paesaggi esotici.
In componimenti come «La sera non è più la tua canzone», il verso diventa esperienza dell’esistenza, una creazione letteraria oscillante tra dolore e speranza, nella ricerca, percepita come vana ed effimera, del frammento di vita perduto e smarrito.
Il senso sfuggente del tempo domina la poesia e si connota innanzi tutto della percezione della perdita dei tratti della personalità. Il passare del tempo non provoca solo effetti estetici, mutando l’immagine corporea e le sembianze umane, ma crea un senso di doloroso smarrimento dell’interiorità stessa.
Nel confronto tra identità e mutamento, l’incerta speranza del poeta scruta l’essenza del passato e il suo problematico divenire inseguendo il miraggio di una ricomposizione dell’esistenza e della sua impossibile armonia.
La ricerca del sé pervade questa poesia scrutando i momenti trascorsi e i confini del nuovo e soprattutto enuncia gli esiti del tempo, che provocano sorprese inquietanti (appunto la sera non è più la tua canzone).
Ma ambisce anche a ritrovare l’autenticità del proprio essere, le radici vere dell’esistenza, un recupero del proprio io, una saldatura tra apparenza e sostanza, pur nel tempo che muta inesorabile, in modo da poter dire di aver percepito l’altro nella sua vera identità: «Sei scesa in questa pura sostanza così tua».
Il senso di precarietà e di incertezza nella vita quotidiana ma anche la convinzione di una conoscenza profonda delle cose e delle persone furono rappresentati da Luzi in modo esemplare quando scrisse: «È incredibile ch'io ti cerchi in questo o in altro luogo della terra dove è molto se possiamo conoscerci. Ma è ancora un'età, la mia, che s'aspetta dagli altri quello che è in noi oppure non esiste» (da Aprile-amore, in Primizie del deserto).

mercoledì 2 marzo 2016

La luce smarrita

di Laura Bonfigli
(Commento a Brondi, La fede in mano a Satana, PL 19/2/16)

Come è possibile che nel XXI secolo la cultura della morte abbia pervaso e travolto parti di società, eredi di civiltà millenarie ricche di saperi letterari, filosofici, scientifici che hanno contaminato, con esiti artistici felicissimi, anche l'occidente cristiano?

martedì 1 marzo 2016

La soffitta che ci portiamo dentro

di Marina Zinzani
(Guardando il film 45 anni, con Charlotte Rampling e Tom Courtenay)
(Con un intervento di Angelo Perrone)

Ci sono delle soffitte, nelle case. Ci sono dei luoghi dove sono collocati oggetti, scartoffie, libri, corredo di una vita. Si può sorridere o piangere, quando si sale su in soffitta. Ci sono soffitte dove il vento lo senti quasi ululare, quasi gelido che si infiltra fra le mura, sembra parlare, quel vento, dolci ricordi, umori del passato, perdite. Il vento scuote, solo qualche volta rasserena con un alito caldo. Chiudere la soffitta e scendere, è oscura quella stanza, non è sempre il caso di entrare. Chiuderla e accorgersi della brezza mattutina, vita che anela per essere vissuta.