giovedì 27 aprile 2017

Piaceri nascosti

Maccheroni con cipolle: la semplicità e la lentezza. Troppe anche per un timido?

di Marina Zinzani

Mi piacciono le cipolle. Vengo da una famiglia contadina, da piccolo ricordo che mia madre le cucinava in padella con i pomodori, e nella sua semplicità il piatto era buonissimo.
Mi piacciono i maccheroni conditi con un sugo di cipolle. C’è poco di meglio. Si fa soffriggere la cipolla tagliata sottile nel burro, tanta cipolla ci vuole. La fiamma deve essere bassissima, le cipolle non devono bruciarsi. Si aggiunge piano piano dell’acqua di cottura della pasta e alla fine si condiscono i maccheroni, assieme a una bella manciata di parmigiano e di pepe.
Se fatto con cura, questo piatto diventa indimenticabile: ricorda la base dei risotti, il profumo che emette la cipolla soffritta con il burro.
Ho incontrato una ragazza, Lara. Sono scapolo, e anche un po’ timido. Non so se le due cose hanno qualcosa in comune, però è così. Diciamo che sono anche un po’ avanti nell’età, per dirla tutta.
Dopo alcune serate al ristorante, ho invitata Lara a casa mia. Una cenetta per due. E ho deciso di farle proprio questo piatto: pasta con le cipolle. Mi sono preparato mentalmente, e non solo. Ho preparato una bella tavola, ho fatto anche una grande insalata mista e una macedonia. Ho preparato tutto ma sono un po’ agitato. Chi è timido potrà capirmi.
Perché, insomma, c’è anche chi resta fuori dal giro. Chi non si sposa giovane, chi rimane solo, per un motivo o per un altro. La vita dei timidi non è facile, anche se il problema non è propriamente questo. La solitudine, anche da giovani: quando si assiste al primo amico che si fidanza, al secondo amico che si fidanza, al terzo amico che va a convivere, al quarto amico che si sposa. E tu? Ho dovuto glissare parecchie domande così, soprattutto ai matrimoni. Meno uno, meno due, meno tre. Amici che svaniscono, si resta sempre di meno. Si va a ballare, si spera di conoscere qualche ragazza... L’altro lato della gioventù, quello di cui pochi parlano.
Ora lei è arrivata. E’ venuta con un’amica, chissà perché. Ha sentito l’odore delle cipolle in casa e ha fatto una smorfia. “Odio le cipolle, mi dispiace”, ha detto.
Ci sono rimasto male. “Non posso mangiare né cipolla né aglio, proprio non li sopporto”.
L’amica, meno carina di lei, un po’ sulle sue, oserei dire quasi timida, ha visto la mia faccia delusa, ed ha rimediato, dicendo che a lei le cipolle piacciono moltissimo.
Alla fine, l’amica ha mangiato due piatti di maccheroni, e ha voluto a tutti i costi la ricetta. Ma io le ho dato anche il mio numero di telefono, perché è lei che voglio rivedere, la prossima volta.

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