martedì 23 maggio 2017

L’importanza di una foto

Immagini che fermano la storia, e raccontano le emozioni

di Marina Zinzani

Quando Tony Gentile scattò quella foto, non credeva di avere fotografato un pezzo di storia. I due, ripresi in un momento di condivisione serena, sarebbero diventati poco dopo dei simboli, e quella foto avrebbe percorso strade impensabili, prima fra tutte quella dei cuori. La foto con Falcone e Borsellino, sorridenti, a scambiarsi una confidenza forse, è diventata manifesto, qualcosa che parla, suggerisce, accompagna.

Quando  Nick Ut scattò la foto di quella bambina che correva nuda, in Vietnam, dopo un attacco al napalm, non pensava che avrebbe scosso le coscienze, più delle marce di contestazioni o di tanti dibattiti. In quella corsa, in quel volto di bambina, di altri bambini urlanti, vi era rappresentato il male. Una foto consegnata alla storia.

La foto di John Kennedy junior, ai funerali del padre, mentre fa il saluto militare, parla, più di complessi e forse scontati discorsi. E’ straziante, rappresentazione del potere e del dolore privato, qui accomunati in un bambino, con la sorellina, e la madre velata di nero, Jacqueline Kennedy.

La fotografia che ferma un pezzo di storia, la rappresenta, ora in uno scatto solenne, ora e soprattutto in una foto scattata all’improvviso, un sussurro, una risata, urla strazianti, il dolore composto di un bambino: il tentativo di fermare il tempo per non dimenticare.

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