mercoledì 5 luglio 2017

“Evolute” le chiamano quelle parole

La cura e la conoscenza di sé, un progetto di cambiamento attraverso la scrittura. Appunto “terapeutica”

di Sonia Scarpante
(Tratto dal contributo inserito nel libro Medicina narrativa, a cura di Marilena Bongiovanni e Pina Travagliante, Angeli editore, 2017)

Ho imparato in questi anni, attraverso la scrittura, ad affrontare me stessa. La scrittura mi ha salvata. Perché vi parlo di scrittura terapeutica? La scrittura è veramente un mezzo potente, un aiuto fondamentale per chi è alla ricerca di un miglior equilibrio interiore.
La chiamo terapeutica perché può aiutare nell’elaborare anche la sofferenza più acuta, a superare traumi di cui molti di noi portano sul proprio corpo stigmate evidenti, a sciogliere nodi, a risolvere fragilità affettive. A vincere vecchi sensi di colpa.
Ognuno di noi è in grado di utilizzare strategie proprie lungo un percorso terapeutico finalizzato a superare una difficile fase di fatica e/o dolore. La scrittura terapeutica indirizza verso una ricerca individuale mirata a incrementare le forze dell’interiorità, al fine di ottenere così un benessere qualitativamente migliore.
Molteplici le strategie cui attingere. Un’attenzione particolare al lavoro di scavo interiore è fondamentale per imparare ad interpretare tutti i segnali fisici che il corpo spesso manifesta come risposta del disagio vissuto. I segni impressi nel corpo ben incarnano la storia di ogni individuo: la lettura e la narrazione intorno al vissuto del corpo aiutano a comprendere non solo la patologia incontrata ma le difficoltà stesse del vivere, quei disagi che sfociano spesso in malattia conclamata.
Attraverso le parole si cerca di dar voce a una persona diversa da quella di prima, sempre più desiderosa di esprimersi autenticamente, con meno censure e vincoli repressivi, in modo diretto. Percorrere da soli i primi passi di questo tragitto, e spesso anche lunghi tratti intermedi, è faticoso, estenuante.
Vincere l’indifferenza con la quale troppe volte trattiamo il nostro passato, se non addirittura il presente, vuol dire iniziare a rimuovere la pesantissima corazza a lungo indossata per difenderci. Tolta di mezzo l’apatia, la scrittura e la lettura avviano il processo di cambiamento, fino a produrre una catarsi innovatrice e rivelatrice di nuove e sconosciute possibilità.
Una sensazione di vitalità è fedele compagna: l’atto dello scrivere accompagna come una fune a cui ci si aggrappa per non perdere l’orientamento: stringendola con forza ci si lascia condurre, saltando paure ed esitazioni, per scoprire che all’altro capo ci attende una rinnovata fiducia e un ritrovato amore per se stessi. Perché essere veramente chi siamo presuppone un atto d’amore sincero verso noi stessi.

1 commento:

  1. Sto cercando di amarmi, ma talvolta è veramente faticoso.
    Bellissimo.
    Complimenti
    Catia Bianchi

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