lunedì 25 settembre 2017

Il fascino sottile del mistero

La bellezza e l’eros? Qualcosa di imponderabile

di Paolo Brondi

Il filosofo francese Michel Eyquem de Montaigne, nel Diario di viaggio in Italia, un postumo del 1774, si chiedeva per quale ragione la bellissima Poppea portasse il velo. Lo portava perché ciò che è nascosto, ossia ciò che si mostra e non si mostra, risulta più erotico, più intrigante. Lo stesso vale per la natura dell’éros. 
L’éros deve avere il carattere che già gli aveva dato Platone, quello non soltanto di espediente, di tecnica, o di ricchezza, bensì anche di povertà e di assenza. Nella presenza di un oggetto erotico deve anche ravvisarsi un’assenza, un carattere sfuggente.
Si pensa spesso che la bellezza insorga dalle strutture regolari, dalla proporzione. Nella bellezza dell’éros, oltre la regolarità, esiste un elemento imponderabile, un non so che, termine petrarchesco che sta per il latino nescio quid, che non dipende unicamente da proporzioni, armonie, o simmetrie, ma dal poetico e struggente mistero.

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