venerdì 24 novembre 2017

Fragilità

Nella scuola la famiglia e la politica hanno abdicato ai loro compiti; una perdita di energie importanti che rende vuote molte discussioni sul funzionamento delle strutture

di Cristina Podestà 
(Commento a Una strategia per l’insegnamento, PL, 20/11/17)

Molti sono posseduti da ciò che possiedono e ciò produce delle "follie", si smantellano le nostre tradizioni, si deturpa qualunque crescita interiore. La nostra scuola ha smarrito il suo compito principale, la via maestra del cum prehendere.
L' ambiente dove, molta parte della loro giornata, vivono i ragazzi, è divenuto povero e insufficiente a causa della perdita di energia relazionale ed educativa. All' interno dei nostri istituti abitano degli extraterrestri senza quasi che noi ce ne avvediamo e cosi, improvvisamente, succedono fatti irreparabili e destabilizzanti che non ci si aspetterebbe mai. 
Bisogna che tutti siano gratificati dalla promozione. Se un ragazzo fa uso di droghe, nessuno può toccare il tema in classe, né avvisare la famiglia perché potrebbe seccarsi, il ragazzo potrebbe abbandonare gli studi e noi, irrimediabilmente, sentirci colpevoli per un intervento errato.
Vige la ricerca del niente, compiliamo documenti inzeppati di parole vuote, ci confrontiamo sulla vanità dell'essenza interiore. 
Quali strumenti? Non certo la famiglia né la politica. E perciò cadiamo con la nostra fragilità, vittime di noi stessi, del nostro dover sopravvivere senza vivere realmente, ingannandoci e saziandoci non di fatti ma di parole.

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