domenica 24 dicembre 2017

Il volo dei palloncini

Una festa, i palloncini. Così leggeri nell’aria, affrontano anche inciampi ed imprevisti. Il viaggio tra le nuvole racconta qualcosa della vita stessa. Amicizie, litigi, nuovi incontri. E’ la strada tortuosa ed incantata dell’esistenza

Racconto (natalizio)
di Angelo Perrone

Erano due, gonfi d’aria sino a scoppiare, con tanti disegni colorati sopra. Si guardavano l’un l’altro senza invidia, pieni di ammirazione reciproca. Gli occhi allegri dei bambini che giocavano nel parco si erano fermati ad ammirarli, quei due palloncini svolazzanti.
C’era un vento che li sospingeva nel cielo, avrebbero potuto volare molto in alto, ciascuno in una direzione diversa e andarsene per proprio conto. Si sarebbero allontanati in solitudine sino a scomparire alla vista dei bambini. Ma erano legati insieme, unendo i fili che trattenevano a stento le bolle d’aria leggera; stavano vicini e ad un certo punto iniziarono a ondeggiare.
Uno di essi era il più lesto ed intraprendente a sollevarsi in alto, mentre il secondo tardava ad orientarsi, sembrava non volersi muovere, quasi impaurito dalla solerzia e temerarietà dell’altro.
Sembrava impaurito: «Aspetta», gli disse, «non è il momento, forse il vento ci porta via, mi sento spinto tanto in fretta, poi i bimbi ci guardano e vorrebbero che rimanessimo ancora qui».
Allora il primo si spostò di lato quasi per rallentare, e fece un lungo giro su se stesso, rimanendo sospeso per alcuni istanti alla stessa altezza, il vento contrario ne frenava lo slancio. Così, il palloncino azzurro si avvicinò all’altro, che pareva fermo ed incerto, rivolse uno sguardo in alto verso l’infinito ed uno in basso verso i bimbi, e, sempre oscillando, gli dette un leggero colpetto sulla pancia. «Coraggio», gli disse, «vieni a vedere qui, sentirai una brezza inebriante, i bimbi li vedrai ancora e stavolta avranno tutti il nasino all’insù».
Il palloncino rosa, a quelle parole, si ridestò, ricambiando il colpetto all’amico azzurro, sembrò quasi che si fermasse ad accarezzarlo, immobile a mezz’aria, incuriosito da quell’idea di sollevarsi di più, e in quel momento il vento lo sospinse improvvisamente in alto, facendolo allontanare dal primo. Ma il filo che li univa era abbastanza corto e non permetteva che si distanziassero troppo.
Per un po’ infatti i palloncini si distanziarono tra loro, però, poi, quando il filo diventò teso, ci fu una specie di contraccolpo, quello azzurro si sentì richiamato di scatto verso l’alto.
«Aspettami tu, ora», gli disse, «dove vai da solo così di filato? Hai visto - vero - come è bello lassù nel cielo? Io te l’avevo detto che ci saremmo divertiti a guardare dall’alto i prati e i ruscelli. E immagina cosa c’è oltre quella montagna».
Così, il palloncino azzurro, quasi più gonfio d’aria dopo il lungo ballo, si slanciò in alto per raggiungere quello rosa, che stava guardando intorno, sorpreso dal panorama, ma non perse d’occhio il filo che lo legava all’altro, aspettando le sue parole e il suo slancio verso il cielo.
Il palloncino azzurro non mise molto tempo a raggiungere quello rosa perché in quel momento si era alzato un colpo di vento, sembrava che l’aria si interessasse solo di lui, mentre quello rosa rimase per poco ad ondeggiare, guardando i disegni colorati che erano dipinti su di sé.
«Dai, eccomi, ci sono», disse il palloncino azzurro mentre si avvicinava a quello rosa, tanto rallentato ed immobile da distrarsi e rimanere incantato a sentire uno strano tepore improvviso che aveva percepito nell’aria.
«Ci sono accanto a te, non mi vedi? Non mi senti?», gli disse per ridestarlo dal torpore, e per farsi sentire meglio gli dette un colpetto sulla pancia, che lo fece sobbalzare ridestandolo dai suoi sogni.
Il filo si ingarbugliò e diventò più corto durante il percorso, i palloncini continuarono a ballare tra loro sempre più intensamente, stavolta più vicini, e sembrò loro che il vento in quegli spazi così ristretti creasse persino delle note musicali ogni volta che si avvicinavano e si distendevano nell’aria.
I bambini sul prato erano rimasti con il naso all’insù per tutto il tempo, a guardare i giochi dei colori e dei disegni. Erano stati loro a gonfiare i palloncini e a legarli, e avrebbero voluto correre a perdifiato tenendone il filo nelle manine facendoli svolazzare in cielo.
Poi il bimbo più piccolo, che manteneva fermi i due palloncini, aveva aperto all’improvviso la sua manina, forse c’era stato un colpo di vento e uno strattone più forte del solito, oppure era stato lui a distrarsi un attimo, e quelle dita non avevano più tenuto il filo.
Era bastato un solo attimo, il filo era sfuggito di mano, ed il bimbo, accortosi della fuga dei palloncini verso il cielo, aveva fatto un salto in alto per riprenderlo. Il corpicino era sobbalzato da terra senza però riuscire a nulla: i due palloncini, birbanti, erano già a qualche metro di altezza, irraggiungibili, e contenti di aver fatto una burla a quei bimbi.
Mentre i palloncini si alzavano, i bambini si erano spostati a guardare in alto, ma i rami degli alberi coprivano il cielo, e loro vedevano solo a tratti i palloncini lanciati in aria.
Distinguevano i bimbi ora l’azzurro ora il rosa, ma i palloncini erano simili a due macchie che apparivano e scomparivano tra i rami. A volte li vedevano distanti tra loro, a volte vicini.
Avevano sperato che fossero rimasti impigliati nei rami per poterli riprendere, si interrogavano tra loro sul modo di farlo e pareva che potessero riuscirci. Infatti per un momento i palloncini erano rimasti quasi fermi, immobili, docili, e in attesa di essere ripresi da quelle piccole mani; poi parve quasi che i rami li allontanassero bruscamente, tanta era la velocità con cui quei palloncini fuggivano via.
Ora, i bambini avevano perso di vista i due palloncini, del tutto spariti ai loro occhi. Non riuscivano più a scorgerli nonostante si spostassero e corressero in lungo e in largo per cercarli. Non erano più sorridenti, e si leggeva la delusione sul loro viso.
«Che strano non vederli più». I palloncini che erano poco distanti fino ad un attimo prima ora sembravano scomparsi definitivamente.
Non vedevano i bimbi che i due palloncini, sospinti sempre più in alto dal vento in un punto lontano del cielo, oltre una piccola nube e ormai fuori dai loro sguardi, avevano appena iniziato una nuova danza.

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