sabato 31 marzo 2018

Al crepuscolo

Il canal Grande, di C. Monet
Le ore della giornata che predispongono all’ascolto

Racconto
di Giovanna Vannini

Quando il giorno si abbandona alla sera, il crepuscolo la sua va a dire. Non son mai le solite frasi, gli stessi pensieri, cambia il ritmo, l’intensità di come vengono detti.
Dipende dall’aria che spira, dal colore che primeggia, da quell’andamento lento o allegretto che ha marcato la giornata già in remoto.  
E’ così che il tramonto s’annuncia, con le nuvole d’acqua in agguato, con le bianche d’afa a punteggiarne la sera in calura, con le stelle ancora fievoli e la luna prossima, sotto un cielo terso da disegno di fanciullo. 
La tavolozza è in fremito. L’arancio scalpita, il giallo sotto spinge, mentre il rosso si batte per dircela tutta...
Il sole?... Il sole sempre reggia! Che sia in pallore o in foco, striato di nero o di una tinta indefinita e indefinibile che nemmeno il pittore gli dà nome. 
Noi mortali non si può che a ogni mossa di natura sovrana soccombere, predisporre l’occhio alla visione e l’anima all’ascolto. Le emozioni comandano. Per chi le vuol sentire, per chi se ne vuol nutrire. 
Ma c’è chi ignora, perché la voglia e il tempo di imbattersi in quelle forte impaurisce. Il tramonto inevitabilmente avviene. Si ferma in ogni data ma ad ogni novella alba riconduce. Così sempre, così sia.

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