martedì 8 gennaio 2019

Voci che non vengono meno

Gli amanti, di R. Magritte
Dialoghi a distanza, immaginari, tra una donna ed un uomo

di Paolo Brondi

Il gioco della memoria affettiva favorisce, spesso, l'autocostruzione di una sorta di romanzo della propria vita.
E' il caso di una Lei che così ricorda: “Che sorpresa, dopo tanto tempo, oltre questa quotidianità che pare dominata da una logica di snervamento e negatività di certezze e valori. Abbiamo lasciato scorrere il tempo donandoci ai silenzi, al lungo silenzio che, credo, pure tu non temi squarciare. E’ vero, non c’è ragione di lamentare un distacco impossibile ai nostri ricordi.
Risento la gioia del nostro ultimo incontro, nella mia villa sul lago, quando, dopo le ore calde del giorno, rimanemmo a lungo sotto il chiarore delle stelle, con la musica dei grilli in amore, la poesia delle lucciole pulsanti ed evanescenti, il festoso abbaiare di cani lontani, i tuoi occhi meravigliosi, e narranti parole più intense di quelle già allora donate.
In quell'incanto abbiamo ripreso a sciogliere l’enigma del dire e del fare, ripetendo una mirabile vicenda che non ha ancora fine. Come vedi, cerco di andare oltre modi consueti di esprimere sentimenti e di darti il segno di una tenerezza nuova, cerco fuggire la condanna kafkiana per cui “si appartiene soltanto alla voce che viene meno, al luogo che scompare”, tendendoti la mano, desiderando che tu la tenda a me.”
E di un Lui che così risponde:
"Ho parlato poco, preferisco ascoltarti per preservare tonalità e cadenze della nostra vita passata, oltre lo spessore dei tanti problemi di oggi, per riportarle a quell’immagine di te come mi appariva allora, con i capelli dal vento scomposti, il visino a tratti imporporato per il freddo o, forse, per un malcelato sentire. E si andava vicini.
L’ora già tarda non ci permette di prolungare l’incontro, ma tanto è bastato, come vedi, per affrancare un mondo d'immagini e sentimenti. Credo sia importante, in tempi così dominati dal meccanicismo, dall’utile, dalla superbia, non disperdere memorie così sane, dolci e ricche di nuovi significati”.

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