(Immagini di Franco Silvi)
(ap) Una sera d’estate, quando la calura offre una breve tregua e sembrano
più allettanti il divertimento, la buona cucina, la visione di una
manifestazione teatrale all’aperto, può accadere che, a Volterra, un evento
insolito attragga l’attenzione e susciti curiosità.
La piccola città sulle colline che dominano le valli dell’Era e
della Cecina ospita d’improvviso, tra le manifestazioni spettacolari del
momento, un corteo di giovani donne, tutte in costume e in maschera, che dalla
centrale piazza dei Priori, converge verso l’antico teatro romano, luogo di
fascinose rappresentazioni di opere antiche.
Sono figure sorridenti, quelle che si dirigono verso il luogo del
passato, e che di tanto in tanto si soffermano lungo le strette vie, per
concedere un sorriso ai passanti, per mostrarsi agli sguardi incuriositi in un atteggiamento
riservato e forse ambiguo, oppure per leggere qualche rigo di un libro che
portano con loro.
Il colpo d’occhio associa inevitabilmente l’antico al moderno, le
pietre di quel teatro risalente al I°
secolo a.C. ai tratti così attuali di quelle giovani ragazze.
La dimensione dell’apparente contraddizione tra tempi molto lontani e rappresentazioni figurative
tanto diverse non può non incuriosire l’osservatore ignaro, sollecita domande, porta
a ipotizzare delle risposte su questo insolito abbinamento. Il corteo, si
apprende, nasce dall’intento di sollecitare, con mezzi moderni, l’interesse del
pubblico per la salvaguardia di quelle antiche vestigia, per riscoprirne la
storia e per individuarne, anche nell’oggi, uno scopo culturale per il
territorio.
Ma la scelta adottata, quella del corteo di giovani donne in
maschera che si dirige verso l’antico teatro, a ben vedere non mira solo a
stupire, perché è densa di significati all’interno delle manifestazioni
culturali ospitate dal Teatro romano.
Il luogo che ne rappresenta la meta, questo antico monumento
scavato nel pendio di una collina, ha una struttura scenografica che riporta
molto indietro nel tempo, perché è quella che i romani avevano ereditato
dall’architettura greca, con il suo essere, non un volume chiuso, come i teatri
d’oggi, ma uno spazio a cielo aperto, adatto a creare una simbiosi immediata
tra ambiente naturale e rappresentazione artistica.
L’austerità inevitabile di quei resti sembra visivamente in contrasto
con le immagini delle giovani fanciulle del nostro tempo. Tuttavia, a ben
vedere, non è solo la modernità a identificare queste figure perché la loro
evidente leggiadria è smorzata dalle sembianze che assumono, negli abiti e
negli atteggiamenti. Queste fanciulle infatti interpretano, simbolicamente, le
figure delle “dissolute assolte”, le donne desiderate da un mitico personaggio
del teatro e della letteratura, don Giovanni, raccontato, sotto angolazioni diverse, da grandi
autori della letteratura, Molière e Byron, Puškin
e Saramago.
Le figure femminili vogliono certamente rappresentare,
attraverso la sensualità degli indumenti e degli ornamenti, l’immagine di donne
seducenti, e tuttavia non può sfuggire che esse sono pervase da un tratto di
incontenibile mistero, sottolineato dall’uso delle maschere e degli ampi
mantelli scuri, che finiscono, entrambi, per coprire proprio i tratti specifici
della seduzione, come gli occhi e le linee morbide del corpo. Donne dunque che
sanno intrecciare la seduzione con le forme nascoste e perciò misteriose del
loro essere.
Un’immagine femminile, quella proposta dal corteo, appartenente
certo al tempo moderno, ma per nulla frivola e banale, con uno spessore
interiore e una densità psicologica che i modelli letterari, cui si ispira, aiutano
a rendere manifesti e in definitiva a comprendere.
L’antichità del teatro allora, ospitando l’arrivo del corteo
di giovani fanciulle, che si lasciano osservare senza rivelare però la loro essenza
profonda conservando il mistero che le rende uniche, cessa di essere un
contrappunto insolito ed inappropriato alla frivolezza della seduzione moderna,
offrendo invece uno scenario prezioso, e quanto mai attuale, alle
rappresentazioni moderne, che ne esaltano la ragion d’essere anche nel tempo
moderno.
Accade proprio perché le figure femminili raccontano una
storia senza tempo, che ha attraversato tutte le epoche, dal lontano passato
all’inquieto presente, quella che contrappone l’amore con il cuore alla
seduzione senza anima, eterna schermaglia esistenziale che non cessa di essere,
anche agli occhi più attenti, oscura e indecifrabile.
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