di
Cristina Podestà
La dolcezza del
racconto Campo 61 (Pagine
letterarie, 9/8/14) inizia con immagini splendide ma tristi: la pigrizia
dell'ombra, il vento che getta trucioli in mare arricchendolo di coriandoli, il
tempo passato, la morte di un uomo.
Tuttavia il passato
e il presente si fondono nella figura di Giorgio e lo rendono più forte, anche
se sembrano, invece, accentuarne la debolezza.
Dopo un primo
smarrimento, meravigliosa è la ricerca di Mary, donna non sfiorita, non
trascorsa, ma sempre attuale nella sua dignità di brava persona che sa
sopportare tutte le prove della vita che, con lei, non è stata poi cosi
generosa.
È d'accordo,
Giorgio, con la scelta del padre! Mary merita ogni bene, cosi come il fratello
ritrovato e subito perduto.
Ma i protagonisti,
non di tutto sono stati privati. Insieme ricostruiscono un nucleo che il
destino pare aver voluto incrinare; Rosy e Giorgio, insieme a Robert J.,
riescono a far rivivere un passato mai cancellato né distrutto per nessuno.
L'amore va oltre, abbatte barriere e supera confini, travalica i tempi e si
ritrova rivivendo anche in altri da sé ma permeati di sé.
La narrazione è
attenta e ricca di particolari interessanti; l'ambientazione precisa e
dettagliata; lo stile perfetto e motivante; il racconto desta commozione poiché
trasmette sensazioni positive di superamento degli ostacoli che all'uomo pone
la vita. A volte la morte ricompone qualcosa che era rotto in vita, forse
qualcosa di positivo può essere trovato anche nel peggiore dei mali del mondo.
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