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martedì 20 gennaio 2015

Parigi, giorni dopo


di Marina Zinzani
Tratto da I racconti della pioggia

(ap) Eventi collettivi drammatici entrano di peso nella storia personale ed intima di due giovani che si amano, che si sono amati, e che comunque non sono più quelli di prima. Accade, mentre la pioggia viene a spegnere l’entusiasmo della giovinezza, forse a segnalare una nuova strada da percorrere.

Il giorno stava finendo. Il freddo pungente creava  un brivido lungo la schiena e neppure il cappotto, la grande sciarpa riuscivano a riscaldare.
Madeleine camminava lungo Rue de Rivoli e sentiva un sottile affanno, le gambe pesanti, lente, come se non avessero nessuna voglia di arrivare all’appuntamento.
Attraversò una strada, poi un’altra. C’erano vetrine dappertutto, la vita di Parigi che era ripresa. Ma niente sarebbe più stato come prima. La gioia, se ci fosse stata ancora, avrebbe avuto anche il tocco malinconico della precarietà, la foglia che cade con un soffio di vento, il bambino che attraversa la strada senza guardare, il cuore che si ferma in un attimo.
E ora le gambe di Madeleine  andavano all’incontro con Mohamed, in un posto, il loro posto, davanti ad un bistrot vicino a Rue de Rivoli.
La sera portava l’ultima luce,  nei suoi occhi c’era la malinconia di parole che si era preparata, frasi articolate, brevi, che dovevano sembrare decise.
C’era, nella sua mente, l’eco di tanti discorsi sentiti in casa. Un susseguirsi di mezze, velate frasi, all’inizio. Sua madre che era partita da un discorso dolce, come quando lei era bambina: “Sei sicura…?” E lei, con la fierezza dei suoi vent’anni, aveva risposto decisa l’unica risposta che sentiva dentro: “Io lo amo, Mohamed.”
Le parole di sua madre…  le prime non erano bastate, e allora ne erano arrivate altre, nei giorni seguenti, meno delicate, meno velate. Sottolineare quello che era successo, una città in preda alla follia per giorni, nessun posto più sicuro…
“Mohamed è buono, mamma, mi ama, mi rispetta, e se anche lui è musulmano e io cattolica, cosa c’entra, noi ci amiamo…”
Ma la mamma aveva continuato, ancora, ancora, e le aveva accennato del suo futuro, mica tanto lontano, avrebbe già dovuto pensare a sposarsi, ad avere dei figli, e l’educazione, ci aveva pensato all’educazione da dare ai figli? Le diversità di cultura, di religione, non erano una cosa da poco…
I primi giorni Madeleine si era rinchiusa in camera, parlando pochissimo con i suoi. Era andata a scuola, e il pomeriggio aveva visto, quasi ogni giorno, Mohamed.  Lui, il suo abbraccio, l’amore nascosto nell’appartamento di un amico, lui e la gioia unica dei vent’anni…
Erano stati assieme anche in quei giorni orrendi degli attentati ed insieme avevano partecipato alla manifestazione, mano nella mano, la marea umana che si era mossa come una piovra aveva invaso le strade, a rivendicare qualcosa senza nome, che il cuore batteva, forse.
Poi… qualcosa aveva incominciato ad incrinarsi. La mamma aveva continuato, e la sua vaga dolcezza era stata soppiantata dalla voce decisa e dallo sguardo preoccupato di suo padre: “Non intenderai continuare con quel ragazzo…”
Anche allora lei si era rinchiusa in camera, e aveva scambiato messaggi con Mohamed, e aveva parlato con una sua amica, ma niente era servito, era calato un vuoto nel suo cuore, un silenzio pesante, interrogativi che erano entrati da strane porte lasciate aperte… Ci hai pensato, quando avrai dei figli? Sei così carina, potresti averne tanti di ragazzi adatti a te…
Doveva essere il malumore, forse un discorso nato male… Lei diversa dal solito, poche sere dopo la manifestazione, un argomento toccato… certo, i figli… quando ci sono culture diverse… le differenze culturali…
E da lì la miccia. Discorsi, frasi forse inquinate dalle parole sottili di sua madre…
Ecco, avvertiva nell’aria una sensazione strana, era come se dall’insieme di informazioni che erano rimbalzate in quei giorni, l’attentato a Charlie Hebdo, gli ostaggi del giorno dopo, non si riuscisse a decifrare la cosa essenziale, come se fosse scesa un’astronave aliena da qualche parte creando un’energia strana, e quest’astronave fosse entrata anche a casa sua e quello che prima era forse accettato ora non lo era più, spaventava, spaventava i suoi genitori l’idea che lei si unisse ad un musulmano, spaventava tutto, e Parigi aveva il freddo e la paura, dentro.
Lo vide da lontano, stava aspettando appoggiato ad un muro.  Lei fece qualche passo verso di lui, poi le gambe si fermarono, il corpo immobilizzato. Allora fu lui ad andarle incontro, fu una cosa veloce, poche parole, lei che scuoteva la testa,  “No, non posso…”.
Aveva iniziato a piovere, una pioggerella leggera, nella serata gelida che stava calando. Pioggia e freddo. Le cose giuste, il suo futuro. Il silenzio dell’anima, mentre lui si allontanava sotto la pioggia.

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