di Marina
Zinzani
Tratto da I
racconti della pioggia
(ap) Eventi
collettivi drammatici entrano di peso nella storia personale ed intima di due
giovani che si amano, che si sono amati, e che comunque non sono più quelli di
prima. Accade, mentre la pioggia viene a spegnere l’entusiasmo della
giovinezza, forse a segnalare una nuova strada da percorrere.
Il giorno stava
finendo. Il freddo pungente creava
un brivido lungo la schiena e neppure il cappotto, la grande sciarpa
riuscivano a riscaldare.
Madeleine
camminava lungo Rue de Rivoli e sentiva un sottile affanno, le gambe pesanti,
lente, come se non avessero nessuna voglia di arrivare all’appuntamento.
Attraversò una
strada, poi un’altra. C’erano vetrine dappertutto, la vita di Parigi che era
ripresa. Ma niente sarebbe più stato come prima. La gioia, se ci fosse stata
ancora, avrebbe avuto anche il tocco malinconico della precarietà, la foglia
che cade con un soffio di vento, il bambino che attraversa la strada senza
guardare, il cuore che si ferma in un attimo.
E ora le gambe
di Madeleine andavano all’incontro
con Mohamed, in un posto, il loro posto, davanti ad un bistrot vicino a Rue de
Rivoli.
La sera portava
l’ultima luce, nei suoi occhi
c’era la malinconia di parole che si era preparata, frasi articolate, brevi,
che dovevano sembrare decise.
C’era, nella
sua mente, l’eco di tanti discorsi sentiti in casa. Un susseguirsi di mezze,
velate frasi, all’inizio. Sua madre che era partita da un discorso dolce, come
quando lei era bambina: “Sei sicura…?” E lei, con la fierezza dei suoi
vent’anni, aveva risposto decisa l’unica risposta che sentiva dentro: “Io lo
amo, Mohamed.”
Le parole di
sua madre… le prime non erano
bastate, e allora ne erano arrivate altre, nei giorni seguenti, meno delicate,
meno velate. Sottolineare quello che era successo, una città in preda alla
follia per giorni, nessun posto più sicuro…
“Mohamed è
buono, mamma, mi ama, mi rispetta, e se anche lui è musulmano e io cattolica,
cosa c’entra, noi ci amiamo…”
Ma la mamma aveva
continuato, ancora, ancora, e le aveva accennato del suo futuro, mica tanto
lontano, avrebbe già dovuto pensare a sposarsi, ad avere dei figli, e
l’educazione, ci aveva pensato all’educazione da dare ai figli? Le diversità di
cultura, di religione, non erano una cosa da poco…
I primi giorni
Madeleine si era rinchiusa in camera, parlando pochissimo con i suoi. Era
andata a scuola, e il pomeriggio aveva visto, quasi ogni giorno, Mohamed. Lui, il suo abbraccio, l’amore nascosto
nell’appartamento di un amico, lui e la gioia unica dei vent’anni…
Erano stati
assieme anche in quei giorni orrendi degli attentati ed insieme avevano
partecipato alla manifestazione, mano nella mano, la marea umana che si era
mossa come una piovra aveva invaso le strade, a rivendicare qualcosa senza
nome, che il cuore batteva, forse.
Poi… qualcosa
aveva incominciato ad incrinarsi. La mamma aveva continuato, e la sua vaga
dolcezza era stata soppiantata dalla voce decisa e dallo sguardo preoccupato di
suo padre: “Non intenderai continuare con quel ragazzo…”
Anche allora
lei si era rinchiusa in camera, e aveva scambiato messaggi con Mohamed, e aveva
parlato con una sua amica, ma niente era servito, era calato un vuoto nel suo
cuore, un silenzio pesante, interrogativi che erano entrati da strane porte
lasciate aperte… Ci hai pensato, quando avrai dei figli? Sei così carina,
potresti averne tanti di ragazzi adatti a te…
Doveva essere
il malumore, forse un discorso nato male… Lei diversa dal solito, poche sere
dopo la manifestazione, un argomento toccato… certo, i figli… quando ci sono
culture diverse… le differenze culturali…
E da lì la
miccia. Discorsi, frasi forse inquinate dalle parole sottili di sua madre…
Ecco, avvertiva
nell’aria una sensazione strana, era come se dall’insieme di informazioni che
erano rimbalzate in quei giorni, l’attentato a Charlie Hebdo, gli ostaggi del
giorno dopo, non si riuscisse a decifrare la cosa essenziale, come se fosse
scesa un’astronave aliena da qualche parte creando un’energia strana, e
quest’astronave fosse entrata anche a casa sua e quello che prima era forse
accettato ora non lo era più, spaventava, spaventava i suoi genitori l’idea che
lei si unisse ad un musulmano, spaventava tutto, e Parigi aveva il freddo e la
paura, dentro.
Lo vide da
lontano, stava aspettando appoggiato ad un muro. Lei fece qualche passo verso di lui, poi le gambe si
fermarono, il corpo immobilizzato. Allora fu lui ad andarle incontro, fu una
cosa veloce, poche parole, lei che scuoteva la testa, “No, non posso…”.
Aveva iniziato
a piovere, una pioggerella leggera, nella serata gelida che stava calando.
Pioggia e freddo. Le cose giuste, il suo futuro. Il silenzio dell’anima, mentre
lui si allontanava sotto la pioggia.
Nessun commento:
Posta un commento