di Laura Bonfigli
Possibile "oltre le
ombre" cogliere un frammento di verità? O "la verità è un'illusione
di cui si è dimenticata la natura illusoria", come afferma Nietzsche?
Questo si chiede l'autore Paolo Brondi in questo breve racconto sceneggiato (Oltre le ombre, Pagine Letterarie, 6/4/15),
apparentemente ingenuo, in realtà capace di risolvere in forma chiastica l'eterna
contrapposizione manichea tra bene e male.
Il giovane avvocato Silvì che
difende lo studente lavoratore Andrea Turrisi, selvaggiamente ucciso da cinque
neofascisti sanbabilini, incarna le ragioni del bene in conflitto con la
negatività del male. Ma anche il male segue una sua logica, seppur perversa, e,
in questo caso, sta a Luisa Bianchi, collega ed amica di Silvì, felicemente
ritrovata nelle aule del tribunale, ricercarne le cause e motivarle in modo
efficace e convincente.
Entrambi, pertanto, si
prefiggono di affermare la giustizia perché "ogni persona possiede una
inviolabilità fondata sulla giustizia, su cui neppure il benessere della
società nel suo complesso può prevalere" come afferma John Rawls. Per
questo, se il male non può e non deve sfuggire alla giustizia, perché essa sia
veramente tale occorre che le ragioni del bene e del male si risolvano in una
sintesi superiore: l’equità.
Alla fine del processo, infatti, solo il risultato di un giudizio equo consente ai due giovani, Silvì e Luisa, di nuovo uniti, di procedere radiosi e leggeri nel sole. E questa condizione di levità, che non è leggerezza o superficialità, come ben sottolinea l'autore, è possibile solo se ci si abbandona con animo sereno e non offuscato da ombre, al fluire dell'esistenza, ovvero al divenire in cui chiasticamente, ancora una volta "attimo ed eternità si confondono, e dolore e felicità sono inesorabilmente incatenati ed intrecciati".
Alla fine del processo, infatti, solo il risultato di un giudizio equo consente ai due giovani, Silvì e Luisa, di nuovo uniti, di procedere radiosi e leggeri nel sole. E questa condizione di levità, che non è leggerezza o superficialità, come ben sottolinea l'autore, è possibile solo se ci si abbandona con animo sereno e non offuscato da ombre, al fluire dell'esistenza, ovvero al divenire in cui chiasticamente, ancora una volta "attimo ed eternità si confondono, e dolore e felicità sono inesorabilmente incatenati ed intrecciati".
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