(Lago di Vagli - foto ap) |
di
Giovanna Vannini
Tolgo
gli occhi dal lago, cerco altro dove metterli in deposito, in attesa che tu
torni, di appoggiarli su te. Il cielo è in nuvole, come te vanno, vengono,
spinte dal vento che spira, colorate dai riflessi dei raggi del sole, finché
io, lago e ore, saremo in giorno. Poi sarà luna, sarà notte, e verrà il grigio
con le sue scalature a dipingere tutto.
E'
un agosto d'estate, devo sottolinearlo, perché esistono anche gli agosti
d'inverno. Son quelli che davanti ai ceppi accesi si rammentano, se ne fa una
bracciata, si prendono in prestito agli anni spesi, si prova a proiettarli in
quelli a venire, così come vengono, come furono, senza nulla
buttare. Intanto gli occhi da soli al lago fanno ritorno. Non ho avuto
potere è accaduto, l'acqua ferma li ha richiamati, le nubi in loro riflettono,
i raggi mollano, il buio si addentra. Comincia a farsi umido, dentro e
fuori di me. Quello fuori lo terrò a bada con la coperta che porto nel mio
bagagliaio. Quello dentro tu solo potresti asciugarlo.
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