di Paolo Brondi
All’origine delle rivoluzioni che appena un poco più
in là del nostro mare sconvolgono il settentrione dell’Africa e le terre
orientali, e s’irradiano fin nelle nostre terre, di certo, fanno parte integrante,
oltre quelle economiche, le ragioni della fede.
In prospettiva fideistica, le fasi del tempo sono riempite dai segni della volontà di Dio offerti all’uomo: il cammino dell’umanità è illuminato dalla luce divina ed è questa che può maturare uno spirito radicale di liberazione. Le rivoluzioni, animate da questa fede, ereditano la certezza della salvezza, mirano alla liberazione dal male e a promuovere un avvenire ricco di possibilità.
In prospettiva fideistica, le fasi del tempo sono riempite dai segni della volontà di Dio offerti all’uomo: il cammino dell’umanità è illuminato dalla luce divina ed è questa che può maturare uno spirito radicale di liberazione. Le rivoluzioni, animate da questa fede, ereditano la certezza della salvezza, mirano alla liberazione dal male e a promuovere un avvenire ricco di possibilità.
La fede può anche declinarsi in
forma apocalittica per cui il presente non ha luce, deve passare in fretta,
perché è il regno del maligno che impedisce di conquistare il tempo perfetto. Ne
deriva la nascita dello spirito demoniaco, in altre parole spirito del male e
della menzogna. Le rivoluzioni che tendono a estirpare radicalmente il male
assumono carattere satanico, in quanto, prive dell’onnipotenza e della santità
di Dio, finiscono per identificarsi con quello stesso male che pretendono di
togliere. Ciò dà luogo a uno sviluppo
pervertito della volontà che confonde risentimento con redenzione, esplosione
dell’odio con spirito di rigenerazione. Difficile distinguere fra libertà e
satanismo nelle attuali contese, ma indubbia è l’indicazione di percorsi che
aprono al futuro quando è chiara la luce del cammino, mentre rinserrano entro
le secche del presente, di un presente da negare, distruggere, uccidere,
allorché prevale lo spettro del male e della rovina.
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