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martedì 8 marzo 2016

Loto: il fiore che nasce dal fango

di Marina Zinzani
(Il 29 febbraio era la giornata dedicata alle malattie rare)

Le malattie sono acqua torbida e fango. Sono paura e spettri, ladri che entrano in casa nostra. Porteranno via qualcosa, niente sarà più come prima. Le malattie, quelle gravi,  pongono delle domande. Perché a me? Il pensiero, a volte terribile, è che Dio si sia girato dall’altra parte.
Il fango è grigio, come grigia diventa la nostra vita mano a mano che il corpo diventa sempre più sofferente, segnato da quell’impronta negativa a cui la scienza ha dato un nome, dei nomi. Ma è dal fango, dall’acqua melmosa e putrida che nasce il fiore del loto. Simbolo di rinascita, l’acqua che diventa sembra più chiara, una  bellezza che incanta il mondo: la natura sembra avere parlato attraverso questo fiore.
Ci sono prigionieri che sono sopravvissuti per anni dentro anguste prigioni, la loro mente non si è arresa. Il corpo non poteva muoversi, ma la mente sì, e allora hanno potuto spalancare la porta delle loro prigioni ed andare via, in mezzo ad un prato, davanti al mare, su una scogliera, e da lì immaginare fino a vedere spazi infiniti. Pur cresciuto nel fango questo fiore  apre i petali e respira alla vita. Non c’è solo fango, in una malattia, si può diventare quel fiore, superando sbarre e paure, come i prigionieri che avevano il coraggio di trasformare la loro prigione, di intraprendere viaggi con la mente e di andare oltre.

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