La folla, un soggetto anonimo in cui l'individuo può smarrirsi
di Paolo Brondi
(Commento di Angelo Perrone)
di Paolo Brondi
(Commento di Angelo Perrone)
(ap) La folla ha un’anima
collettiva? Cosa rimane dell’autonomia dell’individuo quando è a rischio lo
spirito critico? La folla, diciamo pure la “rete” nella sua versione
contemporanea, è un’entità indistinta, tendenzialmente anonima, che si forma ed
agisce secondo dinamiche che varrebbe la pena conoscere e studiare al di fuori
di ogni idolatrica mitologia.
Le tendenze che l’influenzano hanno un alto potere suggestivo perché si ispirano a messaggi elementari e compiono la semplificazione di una realtà che invece rimane complessa e articolata. Un contesto che rende elevato il tasso di manipolazione delle coscienze.
La sicurezza dell’affidamento a direttive semplificate, a regole comportamentali sommarie, ha un costo inconscio per i singoli, pregiudica la libertà di riconoscersi il diritto di agire secondo il proprio pensiero.
Le tendenze che l’influenzano hanno un alto potere suggestivo perché si ispirano a messaggi elementari e compiono la semplificazione di una realtà che invece rimane complessa e articolata. Un contesto che rende elevato il tasso di manipolazione delle coscienze.
La sicurezza dell’affidamento a direttive semplificate, a regole comportamentali sommarie, ha un costo inconscio per i singoli, pregiudica la libertà di riconoscersi il diritto di agire secondo il proprio pensiero.
Recenti
e ripetuti episodi di folla di piazza e di chiesa rinnovano memoria dell’opera Psicologia delle folle, di G. Le Bon,
pubblicata a Parigi nel 1895 e riedita da Mondadori nel 1982. Ha ispirato Freud
per la sua Psicologia di massa e Analisi dell’Io. Vilfredo Pareto la
introdusse nel suo programma universitario del 1905. Poi fu trascurata e quasi
dimenticata, ma è di estrema attualità, per pregevoli intuizioni e
straordinaria predittività. La folla, suggerisce Le Bon, forma un solo corpo ed
è sottomessa alla “legge dell’unità mentale delle folle”.
Acquista
le caratteristiche di folla psicologica quando gli individui che la compongono
acquistano una sorta di anima collettiva per la quale si spogliano della
personalità cosciente e lasciano liberi i contenuti inconsci. Ne consegue che
l’individuo in seno alla folla si sente potente e cede ad istinti repressi quando
è solo: “egli non è più se stesso, ma un automa, incapace di essere guidato
dalla propria volontà”. Sprovvista di spirito critico, la folla rivela tutta la
sua straordinaria credulità. Più che la riflessione o il ragionamento in essa
predomina l’immaginazione tanto da essere affascinata dall’inverosimile: il
lato meraviglioso e leggendario degli eventi è quello che colpisce di più le
folle.
Abilmente
suggestionate possono diventare autoritarie e intolleranti. Le idee loro suggerite
possono diventare predominanti, specie se comunicate in forma semplicissima,
traducibile in immagini: “la semplicità e l’esagerazione dei sentimenti liberano
le folle dal dubbio e dall’incertezza”. L’oratore che vuol sedurre la folla deve
abusare di dichiarazioni violente: “…esagerare, affermare, ripetere e mai
tentare di dimostrare alcunché col ragionamento. Quanto più l’affermazione è
concisa, sprovvista di prove e di dimostrazioni, tanto maggiore è la sua autorità”.
Ed è certo che la folla, così contagiata, si orienta, come gli animali, nella
stessa voluta direzione.
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