La
parola “delirio” ha diversi significati, non necessariamente negativi: come
orientarsi
di
Paolo Brondi
Oscilla
il nostro tempo tra follia allegra e follia furiosa le quali, unite, contribuiscono
a spazzare via verità condivise e ad infrangere ogni riparo al delirio.
Non al delirio (la “mania” secondo Platone) che era fonte di esaltazione e crescita spirituale, ma al delirio cattivo, voce caustica e paranoica di quotidiani messaggi, ispirazione di sfruttamento fino all’ultimo di beni materiali e di persone, causa di pesante involuzione dell'esistere etico e sociologico.
Non al delirio (la “mania” secondo Platone) che era fonte di esaltazione e crescita spirituale, ma al delirio cattivo, voce caustica e paranoica di quotidiani messaggi, ispirazione di sfruttamento fino all’ultimo di beni materiali e di persone, causa di pesante involuzione dell'esistere etico e sociologico.
Un
delirio che ancor più ispessisce la sua negatività perché non è conosciuto con
tale nome ed ha assunto per i più il carattere della certezza del naturale e
ovvio snodarsi di questi accadimenti. Appare preponderante il numero di chi non
ha dubbi che la forza del corpo e dei suoi piaceri entri a far parte delle
forze del potere; che promesse e proposte nascano, durino un poco e poi
svaniscano; che il nulla che rincorre il nulla s'imponga ed educhi coscienza e
civiltà.
Anche
la norma, di memoria antica, di dare a ciascuno ciò che gli spetta, e ogni suo
corollario, appare trasformata in gioco, o in una strategia che differisce o
respinge la possibilità del giudizio razionale ed autentico. Il processo di
evanescenza delle cose sembra farsi globale; incessante l'esercizio del niente.
L’attesa che sia avvertita la paradossalità di tali situazioni si allunga nel tempo.
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