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giovedì 20 aprile 2017

Elogio del tempo

Il tempo: non solo silenzio e meditazione, ma anche dialogo e fantasia. A ricordarcelo: Omero, secoli fa

di Paolo Brondi

Il nostro tempo toglie spesso spazio al silenzio, alla meditazione. Ci  fa smarrire all’interno di una società non più aperta al dialogo, all’ascolto, alla fantasia, ma al contrario favorevole alla passività, all’indifferenza, alla corruzione.
Lasciarsi coinvolgere in questa dinamica significa  negare  valore allo stupore, alla meraviglia, all’attesa e sottrae esperienza del tempo della fiaba, privandoci di una dimensione che è  non solo incanto e piacere, ma è preludio alla conoscenza e alimento  per rielaborazioni.
E’ raro trovare riparo alla forza dell’efficienza, della razionalità tecnocratica, mediatico - pubblicitaria, nella quiete di ore scaldate dalla voce di un  nonno, di tanti nonni e padri  narranti favole belle  a bambini innocenti.
Conviene dunque andare contro corrente per contrastare le cecità della storia, non con la coscienza di nostalgici alla ricerca del tempo perduto, ma con il richiamare l’attenzione su una straordinaria figura del tempo che è la durata!
Solo ciò che dura oltre la chiacchera ha valore, è cultura, scienza, arte, poesia e sa promanare da sé principi, morale, sentimenti, dirompenti la negatività del tempo che va.
Lo provano le favole, pur antiche, che attirano stuoli di bambini, ma anche adulti sorpresi e lieti di risentire una tenerezza forse mai incrinata. Lo dimostrano voci che di mille secoli vincono il silenzio, cantando:
Quale una stirpe di foglie
Tale è anche di uomini
Le foglie, alcune il vento
Ne riversa a terra
Altre la selva rigogliosa
Ne produce
E sopraggiunge la primavera
Così è la stirpe degli uomini
Una germoglia, una si estingue
Immagini, forme che parrebbero scritte da poco, invece sono state cantate da un aedo dolcissimo, Omero, vissuto migliaia di secoli fa. La “durata” del tempo merita rivisitazioni per ridonare alle menti di tutti noi la consapevolezza dell’essere uomo.

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