Immagini che fermano la storia, e raccontano le emozioni
di Marina Zinzani
Quando
Tony Gentile scattò quella foto, non credeva di avere fotografato un pezzo di
storia. I due, ripresi in un momento di condivisione serena, sarebbero
diventati poco dopo dei simboli, e quella foto avrebbe percorso strade
impensabili, prima fra tutte quella dei cuori. La foto con Falcone e
Borsellino, sorridenti, a scambiarsi una confidenza forse, è diventata
manifesto, qualcosa che parla, suggerisce, accompagna.
Quando Nick Ut scattò la foto di quella bambina che
correva nuda, in Vietnam, dopo un attacco al napalm, non pensava che avrebbe
scosso le coscienze, più delle marce di contestazioni o di tanti dibattiti. In
quella corsa, in quel volto di bambina, di altri bambini urlanti, vi era
rappresentato il male. Una foto consegnata alla storia.
La
foto di John Kennedy junior, ai funerali del padre, mentre fa il saluto
militare, parla, più di complessi e forse scontati discorsi. E’ straziante,
rappresentazione del potere e del dolore privato, qui accomunati in un bambino,
con la sorellina, e la madre velata di nero, Jacqueline Kennedy.
La
fotografia che ferma un pezzo di storia, la rappresenta, ora in uno scatto
solenne, ora e soprattutto in una foto scattata all’improvviso, un sussurro,
una risata, urla strazianti, il dolore composto di un bambino: il tentativo di fermare
il tempo per non dimenticare.
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