L’infelicità?
Può persino servire ad essere felici
di
Francesco Gozzi
(Commento
a Il presente che vorremmo, PL, 10/7/17)
Effettivamente l'esistenza del
dolore e del male è forse il più grande dei problemi per un credente; e lo è
ancor più il fatto che essi sembrano colpire più i buoni e gli innocenti che
non i malvagi.
Però che l'infelicità sia una presenza indispensabile nell'esistenza lo dimostra, paradossalmente, un genere letterario che prova ad immaginarne l'assenza: l'utopia, dove è rappresentato un mondo non felice perché la felicità può esistere solo in presenza del suo opposto, il dolore.
L'utopia si risolve dunque nell'incubo di una vita priva di senso e di scopo dalla quale chi viene da questo mondo alla fine desidera solo fuggire, come mostra, ad esempio, il romanzo "The Coming Race", di Bulwer Lytton.
Però che l'infelicità sia una presenza indispensabile nell'esistenza lo dimostra, paradossalmente, un genere letterario che prova ad immaginarne l'assenza: l'utopia, dove è rappresentato un mondo non felice perché la felicità può esistere solo in presenza del suo opposto, il dolore.
L'utopia si risolve dunque nell'incubo di una vita priva di senso e di scopo dalla quale chi viene da questo mondo alla fine desidera solo fuggire, come mostra, ad esempio, il romanzo "The Coming Race", di Bulwer Lytton.
"Quando ho fame, mandami qualcuno da sfamare. E quando ho sete, mandami qualcuno che ha bisogno di bere. Quando ho freddo, mandami qualcuno da scaldare. E quando sono triste, mandami qualcuno a cui dare conforto".
RispondiElimina(Madre Teresa di Calcutta)