Artemesia Gentileschi, XVII sec, vittima di uno stupro |
Proprio
dalle donne ci aspetteremmo una maggiore capacità di capire cosa accade nei
rapporti violenti. Prima di esprimere giudizi sommari
di
Maria Cristina Capitoni
(Commento a Le armi della seduzione,
PL, 12/1/18)
Il rischio che finisse tutto a “tarallucci e vino” era nel conto ma che un atto
così riprovevole potesse arrivare proprio da una donna, e che donna poi; io
veramente non capisco, non riesco a concepire il guadagno di chi, donna, getta
discredito su altre donne vittime di molestie, lievi o gravi che siano.
Non
si può e non si deve mai pensare «siccome a me non è mai accaduto nulla del
genere, vuol dire che chi si dichiara vittima di certi atti semplicemente non è
stata capace di “gestire” la situazione» perché è questo, a parer mio,
l’inghippo, il corto circuito che porta alcune donne a sentirsi superiori ad
altre, più furbe, navigate, con un maggiore savoir-faire.
Io
credo invece che siano solamente persone presuntuose quanto ingenue, incapaci
di empatia. Quindi quanto di più lontano possa esistere dall’ “esser donna”,
quello vero, a dispetto delle apparenze.
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