Le inclinazioni dei giovani: se manca il buon esempio degli
insegnanti, decisive alla fine sono le scelte dei ragazzi
di Maria Cristina Capitoni
(Commento
a Baby gang, le chiamano,
PL, 15/1/18)
La
criminalità tra i giovani? Ovvero baby gang? Non è solo un problema di
insegnamenti. Non c'è bisogno che un professore ti insegni che dar fuoco ad un
barbone, massacrare di botte un tuo coetaneo non è cosa buona e giusta. Spesso
poi questi "ragazzi" provengono da situazioni agiate, tanto che
dichiarano di aver agito per noia.
La
mia giovinezza, erano gli anni ‘80: giardini della scuola pieni di siringhe, in
classe c'era chi fumava erba e chi, mentendo ai genitori, recuperava soldi da
destinare a dosi di eroina. Io, ed altri per fortuna, la "mancetta",
sebbene scarsa, la mettevamo da parte per comprare l'ultimo LP di Battiato
oppure il biglietto per lo spettacolo a teatro di Giorgio Gaber.
Voglio
dire, una scelta c'è sempre, ed un ragazzo di 15 anni, salvo rari casi, è
perfettamente in grado di intendere e di volere, può scegliere se emergere
facendo il bullo/delinquente oppure rivolgere le sue energie in altre
direzioni. Per ogni maestro, professore inetto, incapace, ce n'è un altro
sicuramente idoneo, poi ce ne sono altri ancora eccelsi. Sta a loro, i ragazzi,
scegliere da che parte stare, giustificarli troppo non credo sia il giusto
rimedio.
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