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sabato 20 gennaio 2018

I maestri? Fuori posto

Scuola di Atene, di Raffaello, Musei Vaticani
A chi affidiamo i nostri figli? Quegli insegnanti che insidiano gli adolescenti

di Marina Zinzani
“Lui dovrà rispondere di così tanto…” (Fee Fi Fo - The Cranberries)

Lolita di Vladimir Nabokov non è un brutto libro, anzi. Entra nelle camere oscure della mente di un adulto, perduto in un amore per un’adolescente, poco più di una bambina. E’ un romanzo acclamato. E’ un romanzo.
La vita reale non è un romanzo. La vita reale presenta storie che lasciano una scia di sconcerto, perplessità, disgusto.
A chi si affida i propri figli: si affidano a professori, istruttori di nuoto, o persone che dovrebbero accompagnare i ragazzi in un percorso formativo, anche piacevole, che riguarda la loro crescita, intellettuale e fisica.
Affidare significa fidarsi, c’è qualcosa di simile nelle parole, si rassomigliano in qualche modo. Affidare significa consegnare una persona più debole a una più forte, un ragazzo o ragazza ad un adulto, affinché apra delle porte verso il mondo dei grandi, portando l’aria nuova di conoscenze, di possibilità.
Innamorarsi di una persona adulta, subire la fascinazione di un professore, non è cosa impossibile, in un’età complicata come l’adolescenza. Ma ci sono i sogni e c’è la realtà. E’ l’adulto, se questo confine traballa, che deve tenere parallele le due cose, non farle mai incontrare.
Quando questo accade, ogni poesia va via. Bisogna andare con la mente a cinque anni dopo, o forse dieci, venti, trenta. Come vive la donna, o anche l’uomo, che ha subito da adolescente una storia con un adulto. La ragazzina potrà rapportarsi serenamente ad un coetaneo, vivendo i primi battiti del cuore, i primi innamoramenti, dopo avere avuto una storia con un cinquantenne? E che donna diventerà poi, quando i conti implacabili con la propria coscienza verranno fatti, e ci si sentirà colpevoli di qualcosa anche se non lo si è, non lo si è e si è solo vittime.
I maestri dovrebbero far volare, dovrebbero fare innamorare. Ma dei poeti, degli scrittori. Perché quelle ali serviranno, nella vita.

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