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lunedì 19 febbraio 2018

Il mare che gioca con le luci

Oltre i rumori della quotidianità,  la ricerca del silenzio e di nuove visioni

di Paolo Brondi

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
Com'è la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia
(Ossi di Seppia, 1925, Eugenio Montale)

In un succedersi di giorni in cui la potenza del caos si unisce allo svilimento dell'importanza simbolica di cose, eventi e figure, è salvifico portarsi oltre il rumore, verso la luce. La luce che, passata ogni tempesta, dura a lungo sul mare versiliese, il mare che gioca con il tramonto dilatandosi e restringendosi in queste sue ampie spiagge, parlotta con i gabbiani in volo e favorisce il silenzio.
Il silenzio che è fonte di ogni possibile dialogo e si affida ad una attesa che nulla attende, nulla richiede e proprio per questo riapre alla voce, al “come stai...”. “Che cosa pensi...”. Non è il mare di scoglio, palpitante di scaglie, che urla, spumeggia violento ed è metafora dell’angolosità, del dolore, come già cantato da Montale.

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