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venerdì 6 luglio 2018

Il profumo che rimane

Incontrarsi di nuovo, per caso

di Paolo Brondi

Partì di buon’ora, nel mattino successivo. Il sole stava spuntando e la temperatura era assai fredda, ma il riscaldamento nella macchina non ne faceva sentire l’effetto. Il traffico era abbastanza scorrevole e alle 9,30 aveva già raggiunto l’autogrill Cantagallo ove fece una sosta. C’era ressa al banco del bar ed a fatica riuscì a trovare spazio per ordinare il caffè e gustarne il sapore.
Ad un tratto: “Giulio. Sei proprio tu?”. Sentì il profumo e, prima ancora di voltarsi, nella sua memoria si riaffacciò l’immagine di lei come dolce gli appariva negli anni di studi universitari. Si salutarono con un abbraccio e subito cercarono un tavolo libero. Giulio la guardava sorridendo e lei: “Non sei cambiato. Sempre il bel ragazzo di allora ed anzi oggi di più. Come eravamo felici e poi la vita, la professione ci ha divisi, io sono stata assunta all’Università di Bologna e tu sei sparito non mi hai più cercata.”
Giulio mentre gioiva della presenza di lei, la sua Anna di un tempo, della sua voce, carezzevole e calda come il soprabito di cachemire che rivelava la morbidezza del seno e le seducenti curve del corpo, sentiva alle spalle l’aria gelida del tempo sempre in corsa a partire da quegli anni. Aveva ragione Anna. Non l’aveva più cercata, ma nemmeno lei lo aveva fatto forse perché entrambi trascinati dalla loro giovinezza e dai primi successi professionali. La guardò intensamente e disse: “Anna, è vero siamo stati felici e tu come sei ancora bella! Ci siamo lasciati tradire dal tempo irreversibile e oggi è il non tempo, la casualità, che ci ha fatto incontrare.
Ricordi quando insieme, sul nostro stesso lembo di spiaggia, leggevamo Kundera e come discutevamo sulle sue parole.  Soltanto il caso può apparirci come un messaggio. Ciò che avviene per necessità, ciò che è atteso, che si ripete ogni giorno, tutto ciò è muto. Soltanto il caso ci parla”? Io sostenevo l’importanza e perfino l’essenzialità del caso mentre tu difendevi l’intimità la cui radice altro non era se non la continuità. Ricordo che mentre parlavi cresceva la luce nei tuoi occhi e forse in quella io avrei dovuto leggere riposte domande e speranze proprio a me rivolte ”.
Anna allungò la mano e dolcemente accarezzò il viso di Giulio, e nel rispondere umidi erano i suoi occhi:
“Quante domande, quante speranze non dette, puntavo sul domani e certo anche per mia ambizione, l’orgoglio di essere chiamata al seguito del mio professore di laurea all’Università, che cosa ho trovato? Un lavoro, un matrimonio precocemente fallito, l’uscita dalla Università per una carriera da libero professionista, oggi ho uno studio mio e sono consulente presso varie aziende. Ma adesso è già tardi, ecco il mio indirizzo, vieni a trovarmi!”
Si alzò, si avvicinò a lui, lo baciò e scappò via. Giulio la guardò allontanarsi, frenando il desiderio di raggiungerla, di stringerla in un abbraccio intenso e vero, sicuro che questa volta l’avrebbe cercata. Gli rimase il profumo e con questa musica dei sensi e del cuore si rimise in cammino.

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