Le parole, per comprendere le cose e spiegarne il
senso
di Paolo Brondi
Il tempo narrativo è coniugazione di ragione e
mito. Logos per rappresentare le
scene, le atmosfere, care ad uno scrittore ed ai suoi personaggi. Mythos per illuminarle, per dar loro
vita e senso attraverso la forza della fantasia, della immaginazione, della
sensibilità.
Il logos illuminato dal mythos permette di interpretare i segni muti, sedimentati negli oggetti, nascosti nelle pieghe del tempo passato, celati nelle nostre piccole o grandi rughe, dando loro voce e storia e affettività.
E se il tempo narrativo è il soggetto della narrazione, non c’è soggetto che non abbia la sua predicazione affettiva: la predicazione è la poesia. La narrazione è un afferrare-insieme, un com-prendere (tempo e spazio). La poesia è sospensione del tempo, è atemporalità, è lentezza: la lentezza che permette di cogliere la realtà in frammenti che sono la sostanza in cui il sentimento si fissa, àncora della fantasia nella verità, o, quando si tratta di tempo trascorso, garanzia che il passato è esistito. Nella lentezza, prevale la curvatura del sentimento, mentre nella narrazione domina l’orizzontalità sintattica e lessicale: la linea è voce, è dialogo, la curva è voce che si affievolisce e si fa silenzio e genera stupore.
Il logos illuminato dal mythos permette di interpretare i segni muti, sedimentati negli oggetti, nascosti nelle pieghe del tempo passato, celati nelle nostre piccole o grandi rughe, dando loro voce e storia e affettività.
E se il tempo narrativo è il soggetto della narrazione, non c’è soggetto che non abbia la sua predicazione affettiva: la predicazione è la poesia. La narrazione è un afferrare-insieme, un com-prendere (tempo e spazio). La poesia è sospensione del tempo, è atemporalità, è lentezza: la lentezza che permette di cogliere la realtà in frammenti che sono la sostanza in cui il sentimento si fissa, àncora della fantasia nella verità, o, quando si tratta di tempo trascorso, garanzia che il passato è esistito. Nella lentezza, prevale la curvatura del sentimento, mentre nella narrazione domina l’orizzontalità sintattica e lessicale: la linea è voce, è dialogo, la curva è voce che si affievolisce e si fa silenzio e genera stupore.
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