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Di ogni erba un
fascio: un’evidenza che vale anche per i valori morali
di Paolo Brondi
Il
problema dei valori assoluti (la verità, il buono, il bello), cercati e amati dai
filosofi di tutti tempi, fino ad Hegel, si è allargato nel tempo, mescolandosi con
il relativismo culturale, con i mutamenti della società e della politica.
Un
tempo, al filosofo e all’uomo di cultura, si attribuiva il compito di una critica
promuovitrice o negativa, generando nel sociale e nello Stato quella luce nella
quale si muoveva lo storico, lo psicologo, il politico, negando così l’oscura
valle delle lacrime. Oggi, verità e valori appaiono svenduti, messi agli incanti
in favore del migliore acquirente o in difesa del potere e dei poteri di turno;
siano questi “chi grida di più”, sicuri di stare in regola con la volontà
popolare; o “coloro che chi gridano di meno”, sicuri di essere, o di illudersi
di essere, promotori di rinnovamento del mondo o della giustizia; o coloro che
son usi riempire i polmoni di parole, come quelle di improbabili rivoluzioni
del sistema.
Non
c’è più, dunque, una verità o valori assoluti, indipendenti dalla società e
dalla storia, ma verità e valori sono divisi, particolareggiati, funzionali
alla società o alla classe da cui promanano e sempre esposti alla sorte per cui
di ogni erba si fa un fascio.
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