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mercoledì 30 gennaio 2019

Andare di qua e di là

L’uomo e la natura: quell’ondeggiare lieve e frenetico

di Paolo Brondi

Bello è restare in silenzio, fermandoci ai margini del viale più riposto della città, disperdendo lontano l'eco di parole logore di cui è triste ascoltare suoni recenti e guardando altro, rispetto a un mondo pieno di oscenità e oscurità. Inebriandoci nel vento che soffia a tramontana, gira e torma a girare, come l'uomo, sempre agitato, sempre inquieto, ma con mani che restano alla fine sempre vuote.
Il vento è come uno schiaffo; può colpire un istante e poi è già lontano, non c’è più e comunque non ci dà nulla perché il vento è trasparente e nulla ci fa vedere. È una spirale che fluisce eterna su se stessa, che continua a muoversi a sciogliersi: a sciogliersi all’infinito senza senso. Il vento soffia a mezzogiorno. Poi gira a tramontana. Gira e rigira. E sopra i suoi giri il vento ritorna dove prima.
L’uomo gira e rigira, va di qua, va di là, continua a muoversi freneticamente eppure sempre ritorna al punto di partenza. Lo spirito dell’uomo sempre agitato, sempre inquieto, alla fine resta con ben poco tra le mani.

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