Raccontiamo la vita guardando al
passato: anche le parole che usiamo sono
rivolte verso quel tempo ormai trascorso
di
Bianca Mannu
Il linguaggio, specialmente quello del verso,
arriva a cose fatte, e allorché la forma trionfa rendendo plausibile e
comunicabile un contenuto di esperienza, quell’esperienza stessa risulta
irrimediabilmente ricompresa nel tempo della parola, necessariamente volto al
passato (nota dell'autore)
Era l’annuncio d’un prodigio
Era cominciato
col sole che salutava alto
la stagione
Era cominciato sulla soglia disuguale
dell’istante irrefutabile
che primo s’insediò - come ci fosse
nato -
nella forza motrice d’un vivente
Senza disegno - che non fosse quel suo
prodursi
inarrestabile e cieco – era/è sapiente
cecità -
quella che vive spegnendosi
sull’imposta cronologia
del tempo
Così: - E' stato – dici
E quel sole -
che incendiò l'istante perso
e ne chiamò in presenza e in coda
forse mille di mille
in forma di elettroni -
splende spettrale
nel cielo nominale
del teorema volto a ritroso
che - nel parlare –
del morto tempo dice
«Adesso»
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