Nella storia di Nadia
Toffa, anche piccoli gesti di amici: magie per manifestare il calore umano
di Marina Zinzani
Ascoltando
un’intervista di Nadia Toffa, si rimane colpiti da un fatto che lei racconta.
Quando i medici le dissero che il tumore era tornato, era sola. Sola e
disarmata a sentire quella notizia. La notizia tanto temuta, da chi ha avuto già
quel genere di malattia.
Raccontò
lei che aveva telefonato subito ad un suo caro amico, e questi poco dopo
l’aveva raggiunta con un regalo: un bel cappotto. Un cappotto per l’inverno. Lei
sarebbe arrivata all’inverno. Cosa che lei temeva di non riuscire a fare, dopo
la notizia che aveva appena appreso.
C’è
qualcosa che colpisce in questo aneddoto che Nadia aveva raccontato. Si tratta
di armi improbabili, di espedienti bizzarri forse, di fronte a notizie che
sanno di tragedia. E con il senno di poi lo erano veramente.
Un
cappotto, in questo caso, altre volte è un abito, un mazzo di fiori, un
viaggio, un libro che si regala, un concerto, una cena romantica, sono piccoli
regali di chi sta vicino e conosce solo queste magie. Che a volte sono
veramente miracolose, perché aprono porte da cui esce la forza, la sensazione
che non si è soli, che c’è qualcuno accanto, con i suoi mezzi, con l’amore.
Certe
magie possono migliorare un umore, una margherita raccolta e offerta può
allietare una giornata, la nudità di fronte al male diventa allora cosa che fa
meno soffrire. Un cappotto: oggi si associa al rammarico, ma anche alle mille
risorse che dal vero affetto sgorgano, cambiando, come si può, le vite degli
altri.
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