Le terme, Pieve Fosciana (foto ap) |
Il fruscio degli alberi, il
suono del vento, il fremito del gufo: sentire le mille vibrazioni naturali
di Lorenzo Mullon
Basta
voglio i semi della rugiada nel
grembo
fatemi partorire l'albero
sento le fronde salire lungo i
polmoni
gli aghi di pino mi irrorano
con il loro profumo
il fruscio è assordante
sono come una sottile oscurità
nel prato
entro ed esco dalle foglie
il vento ha massaggiato il
corpo fino a renderlo simile a un suono
è un sibilo quello che si
stende sulla montagna
sono il buio che cammina nelle
trasparenze del bosco
la vibrazione di un filo d'erba
ciò che resta nell'aria del
fremito di una libellula
la mia ultima parola è
tenerezza
come la rivoluzione delle
stelle
sfioro e sono sfiorato
carezzo e ricevo carezze
trovo sempre una via per non
disturbare
ogni giorno mi viene offerto un
nuovo sentiero
si aprono mille strade nei rovi
amo la rotondità delle spine
la loro curva perfetta
la punta che indica un
passaggio segreto
vado da un apice all'altro
scopro ovunque una vetta
mi sento talmente sottile che
entro in ogni luce
la formica mi vede come
un'ombra di polvere
il gufo non si accorge dei miei
passi
un ramarro prova ad assaggiare
l'aria
ma non c'è niente
mi riduco e precipito
nell'estasi
sperimento le contrazioni
dell'universo
invece di fare fatica qualcosa
mi solleva
come il sole nell'alba
senza sforzo
la roggia si riempie
mi espando attraverso l'acqua
divento una sfoglia di onde
mi sollevo con la tela del
ragno
sono una capanna invisibile
il luogo della raccolta delle
monete di pioggia
la tenda e la cestauna lanterna affidata al vento
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