Stop
alle abbuffate. La dieta: niente
torte, cannoli, lasagne o salame. Un’autoflagellazione. Eppure si ritenta ogni volta. Con stoicismo
di Laura Maria di Forti
Le
diete sono un supplizio. Nel mondo civile e in tempi moderni in cui le torture
sono state abolite, le diete rappresentano l’ultima frontiera di auto
maltrattamento, crudeltà, martirio e tormento. Un
tempo di corporatura normale, in età più avanzata sono ingrassata, complice
anche una fastidiosa astenia che mi ha spinto a nutrirmi come un bambino che
deve crescere ancora e mi ha imposto di cibarmi di tutto.
Al
principio non me ne sono resa conto, in seguito guardarmi allo specchio è stato
devastante. Improvvisamente mi sono vista lievitata e mi sono convinta che
tutti mi additassero ridendo, sogghignando come quando si vede qualcosa di
orrendo, fuori posto, diverso e quindi da evitare.
Allora
mi sono messa a dieta. L’ho fatto almeno venti volte o forse di più. Ho
cominciato diverse diete, terminandole però nell’arco di tre giorni. Alla fine,
ho deciso. Basta dolci, salvo la mattina, basta pane, salvo qualche crostino, e
soprattutto solo mezza porzione, salvo poi fare il bis. Insomma, non è facile.
Forse dovrebbero istituire delle gare olimpioniche di resistenza al cibo, altro
che salto in alto e corsa dei duecento metri piani!
Pensateci
bene: chi si mette a dieta decide di rinunciare a piatti prelibati, pietanze da
leccarsi i baffi e leccornie squisite. Tutto un mondo a cui deve dire addio con
stoica risoluzione. Colori, odori e sapori di cui fare a meno per mesi e forse
anni. È come se qualcuno decidesse di mettersi in castigo da solo, novello
flagellante.
E poi
non credo proprio che la gola sia un peccato capitale, almeno non quella da cui
io debbo essere salvata! È solo un problema di fame ed io sono particolarmente
affamata. È una fame atavica, evidentemente, che viene da lontano e attraversa
tutte le generazioni fino a me.
E poi
le diete sono tante, i pareri dei medici centinaia di migliaia, chi dice una
cosa e chi il suo contrario. Sono arrivata alla conclusione che il solo modo
per far funzionare una dieta è tapparsi la bocca e dire sempre no. Una fetta di
torta? No. Una porzione di lasagne? No, un cannolo siciliano? No, grazie.
Insomma,
iniziare la dieta è come iniziare un calvario ed io, che non sono mai stata
invidiosa, che non mi dispiacciono le ricchezze e bellezze altrui, confesso con
rammarico ma anche con ingenuo candore che sono invidiosa, e anche tanto, di
quelle donzelle alte e magre magre alle quali tutti raccomandano: ”Mangia, mia
cara, mangia!”.
A me,
una frase del genere, non l’ha mai detta nessuno.
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