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venerdì 10 aprile 2020

Senza paura

Il rimorso, la ferita dentro. Non sarebbe stata più in pace con sé stessa: la scelta di Anna davanti alla gravidanza non voluta

di Cristina Podestà

L’angoscia e l’oblio la scossero e il suo cuore riprese a battere violento nel petto, in testa, nel polso. Così Anna si guardò intorno, si volse verso la sua compagna che la stava osservando con aria interrogativa e lei fece un cenno di sorriso, come a scusarsi. Si sentiva lo stomaco svuotato, un turbamento interiore come una tempesta invernale. Il suo amore l’aveva tradita! Come era successo? Come aveva potuto?
L’alienazione mentale, cui può condurre la resa totale dell’individuo alla passione amorosa era, adesso, la sua condizione. La professoressa di scienze stava spiegando la deriva dei continenti ed Anna ritrovava, nelle parole ascoltate a tratti, l’allontanamento da sé del timone della sua esistenza: provava la totale incapacità di governare la propria sfera emotiva. Come gli avrebbe fatto sapere del terribile segreto? A chi poteva confidarlo se non a lui?
Lui, Andrea, appena visto ieri con Katia, lui che l’aveva lasciata con due parole frettolose, lui che l’aveva affondata piangente nell’angolo della sua macchina due settimane prima, lui che non immaginava che dentro di lei avesse lasciato una traccia indelebile, un amore ancora più grande di quello che era il loro. Emergeva a tratti una vaga idea… No! Non avrebbe dato un dolore tanto grande ai suoi genitori…Si Invece! Cosi avrebbe punito Andrea con una cappa di negatività e rimorso per tutta la vita!
Aveva già provato momenti di tristezza in passato ma, ora, lo stato malinconico della sua coscienza, l’incapacità di operare e guardare alla vita con la fiducia del credente, come le avevano sempre insegnato, solcava il suo cuore e lo feriva fino a farlo sanguinare. Uscita da scuola, varcò la soglia del Consultorio ormai priva di lacrime, senza paura, glaciale nel suo abito già stretto. Le sue aspettative erano per lei causa di pena. Il suo futuro incerto e privo di speranza alcuna. Le virtù di cui era in possesso e che avrebbero dovuto sorreggerla, erano oramai strumenti sconosciuti.
La sua colpa sarebbe stata con lei per sempre, lo sapeva bene, ma non aveva scelta. L’infermiera e il medico le sorrisero: «Non avere paura, stai tranquilla, faremo presto, alla tua età sarebbe un peccato, non preoccuparti». Anna li odiava con tutta se stessa, di un odio mortale! Aveva imparato a riconoscere in sé un battito appena percepibile, un sussurro delicato ma immenso come l’amore che già provava per qualcuno che ancora non esisteva ma viveva di lei, respirava per lei. Fu un attimo!
Scesa dal lettino fuggi di corsa giù per le scale, fuori da quel luogo di morte, fuggi fino a che le si piegarono le gambe e non ebbe più fiato. Sarebbe con calma andata a casa, avrebbe parlato con sua madre, avrebbe smesso di studiare, cercato un lavoro forse, chissà. Sentiva che voleva quello, che non avrebbe mai potuto vivere con quel rimorso di un amore indifeso, cancellato vigliaccamente, sarebbe stata una enorme ferita, una incrinatura nella sua anima che non si sarebbe sanata mai più. Senza paura, fiera e orgogliosa, sollevò la testa con nobiltà e si avviò verso casa.

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