Tracce lasciate dall’arroganza
umana
di Bianca
Mannu
Scroscia la sua ferraglia sulle gomme -
come un’autostrada la statale qua sotto
- inferocita
Furiosamente retrocede la sua lunga
faccia
di piombo in stato di fusione
sotto i pneumatici ruggenti
Per quanto urli e strida
ai raggi del sole meridiano espone
proterva
l’insegna inconfondibile dell’artificio
umano
Niente a che vedere con la terribilità
sublime
dell’acqua stravolta che rimbomba
buia assassina … e strepita sue
geometrie
imprevedibili da ostinato fattore di
natura
Scroscia e stride - come indiscussa -
l’arroganza
del nostro familiare manufatto
sulle nostre paure addormentate
nei crani disattivi – blindati
entro dispositivi di sistema
Sbraita sugli orli dei viadotti – gasata
e tronfia –
dove echeggiano delle nostre sciagure
le sirene e dei cani abbandonati le
canee
allo scoccare d’ogni solstizio estivo
Svegliarsi – addormentarsi - svegliarsi
ri-addormentarsi e ri-svegliarsi
(orribile nenia pendolare) nella gola
degli urti
tra i fumi dell’attrito e il singhiozzo
dei clacson –
tra ermetici silenzi e il pulsare dei
fari –
tra le sirene perforanti e l’intervallo
infetto
trafitto da voci – quasi pigolii pungenti
di atterrati redivivi gementi
L’archiviazione postuma procede segnando
sul conto delle funeste coincidenze
l’ennesimo misfatto - quasi che
un possente vulnus - forse più
ineluttabile
della gagliarda perfidia personale -
sia fatalmente inscritto nell’umano come
tale
Così ogni figlio di madre bipede –
senza più domande – impara sul campo
a vivere e ad archiviare esiti simili e
diversi
quali prodotti di questa variabile
spettrale
che cade pronta da un cielo sempre
verticale
a imprimere il suo definitivo ruggito
a calcoli … perfetti! – … A meno che
Allah -
o chi ne ostenti la procura -
se ne attribuisca cura e “merito”!
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