di Sonia Scarpante *
Al convegno in streaming “ Un Faro per le comunità patrimoniali” (9 ottobre) si è commentata la ratifica da parte del Parlamento italiano, della cosiddetta Convenzione di Faro, presentata dal Consiglio d’Europa nel 2005 e sottoscritta dal Governo italiano nel 2013.
Sono emerse riflessioni, affinità di intenti e prospettive educative a tratti “rivoluzionarie” fra le varie competenze interessate al tema della cultura e della cura.
Sicuramente, in primis, va fatto riferimento all’importanza di mettere al centro dell’azione politica la conoscenza, il tema della cura anche come visione per progetti innovativi e della persona come motivazione centrale della ricerca.
E’ prioritaria anche la memoria (Liliana Segre) per una cultura che deve crescere ed essere in continua evoluzione (empowerment comunitario). Bisogna in questa prospettiva imparare ad osare, essere audaci per proporre nuovi modelli, senza temere l’insorgenza di idee nuove, anche rivoluzionarie.
Marina Di Berardo ha evidenziato che la Convenzione di Faro è stata percepita come una grande rivoluzione culturale e ha sottolineato l’importanza di affrontare il digitale. In questa direzione è emersa la priorità di introdurre, come materia di studio all’interno delle scuole, l’educazione civica che non va sicuramente disgiunta da una buona educazione all’arte, dalla conoscenza del patrimonio territoriale, da un’educazione filosofica come pratica del vivere. La filosofia come materia formativa e base per alimentare la coscienza critica.
I ragazzi, come ben ha sottolineato Carmine Marinucci, sono una parte essenziale dell’intero processo. Vanno motivati attraverso una educazione che sia anche emotiva e non solo istruzione pedagogica. Senza educazione sentimentale non si creano le basi strutturali per scoprire il proprio talento e “l’innamoramento” verso chi educa e la materia proposta. (U. Galimberti). L’innamoramento provoca quasi sempre effetti positivi sull’agito e sulle progettualità future.
Parliamo di democrazia come esecuzione equilibrata dei diritti e della dignità individuale solo se la connettiamo ad un esercizio della cultura favorevole a migliorare le condizioni esistenziali di tutti anche con la conoscenza dei nostri beni culturali fondanti che ne costituiscono la memoria.
La Convezione di Faro rappresenta il concetto di partecipazione della collettività. Massimiliano Zane ha espresso il concetto base da cui risalire per dare un’impronta giusta alla versatilità dei progetti: il valore della persona. Bisogna tornare a dare valore alla persona. Questa centralità va sempre considerata inestimabile e irrinunciabile; riconoscere la storia e la memoria dell’altro significa dare senso anche alle nostre radici, a ciò che ci realizza oggi e che determina le basi innovative del nostro futuro.
* Presidente dell’Associazione La cura di sé
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