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martedì 17 novembre 2020

Marcel Proust: la lente in cerca del mistero

Marcel Proust
L’ordito della vita nelle mani del più acuto degli osservatori

di Bianca Mannu

Marcel Proust! Niente si può raccontare oggi, senza averlo almeno un po' accolto, insieme con D'Annunzio, Svevo, dentro la nostra ambita intelligenza e coscienza letteraria.
A molti lettori impazienti, innamorati della velocità cinematografica, Proust risulta noioso e ampolloso, oltre che snob.
Snob lo era; anche D'Annunzio. Ma Proust, come nessun altro, è capace di sezionare la presunta compattezza e linearità dell'evento narrativo per rivelarne invece i sottili meccanismi soggettivi, i nodi che il soggetto narrante ha voluto e dovuto intrecciare con le altrettanto sfaccettate soggettività, per renderle, mediante la lente della sua straordinaria sensibilità e finezza linguistica, miracolosamente vive.
E intanto, con gli stessi mezzi, riesce a mantenere la tensione dell'ordito e riconsegnarne al lettore l'effetto oggettivo della trama, ma ricca e vibrante delle pulsazioni e tensioni temporali dell'io o degli io narranti proustiani nei diversi segmenti temporali della ricerca, della loro apparente eclissi, del reperimento e della nuova inclusione nei palinsesti finali. Sempre che si possa dire <finale > per alcunché continui a esibire nell'opera il suo vitale fremito. 

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