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venerdì 2 aprile 2021

Il buio oltre la pandemia

Roma, si fa presto a dire smart working


di Laura Maria Di Forti

A Roma ci sono i ministeri, gli uffici pubblici, gli enti statali. I dipendenti, diversamente da molti impiegati privati che debbono andare a lavorare con mascherina e disinfettante e, per farlo, sono obbligati a prendere i mezzi pubblici, per la pandemia sono autorizzati a rimanere a casa. E allora uno si domanda: beh, lavoreranno da casa, o no?
No, pare che gli impiegati pubblici non abbiano lo smart working o, se ce l’hanno, non lo utilizzino. E qui ci vorrebbe una di quelle belle faccine gialle, quella, per intenderci, con gli occhi sgranati. 
E allora sorge spontanea un’altra domanda: cosa fanno a casa questi impiegati pubblici? Niente. Già facevano molto poco prima, figurarsi ora con questo Covid! Semplicemente non lavorano e le pratiche, che già in tempi non pandemici formavano alte colonne inevase per la lentezza spasmodica, la burocrazia e la mancanza di voglia di lavorare, le pratiche, dicevo, diventano sempre più numerose.
Ci sono persone che attendono cambi di residenza, magari, o attestati urbanistici per continuare i lavori edilizi, ci sono persone che aspettano di risolvere vertenze amministrative, altre che aspettano di avere delle risposte chiare e concrete. Ecco, aspettano e chissà ancora quanto, sicuramente molto più dei soliti tempi standard molto lontani dalla media europea. Aspettano senza nemmeno potersela prendere con qualcuno perché gli uffici, ripeto, sono deserti e le porte sbarrate.
Qui a Roma abbiamo tante cose meravigliose: il Colosseo, i Fori, Castel Sant’Angelo, il Cupolone, i Musei Vaticani e tante tante altre cose. Purtroppo, però, abbiamo anche i ministeri, gli uffici pubblici, gli enti statali.

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