di Cristina Podestà
La ricerca della felicità è la questione più intricata che l’essere umano si trovi ad affrontare. Così pensava Maurizio mentre teneva per mano la sorella, durante le fredde giornate di pioggia in cui cercava di portarla a scuola con molta difficoltà.
Gli scogli erano pericolosi e Maurizio faceva attenzione che la sorella non si ferisse. I suoi movimenti, così impacciati e complicati a terra, diventavano immediatamente coordinati e ritmati quando era in acqua.
E lì Maurizio trovava la serenità, dimentico delle angherie e del bullismo dei prepotenti verso Irene, quella sorella così fragile e dipendente che lui si teneva stretta come una cozza. Come se il deficit e la disabilità da cui lei era affetta, potesse dipendere da lui ed essere eliminati dal suo stesso tocco magico.
Maurizio adorava Irene, quasi quanto lei amava lui. E nelle notti estive, nel silenzio che circondava la loro famiglia, lui si alzava, usciva nel portico e respirava a pieni polmoni, ragionando sul futuro, strettamente legato a quello di lei, un domani che lui avrebbe in qualche modo aggiustato e migliorato, soprattutto per Irene.
E in quelle albe profumate di salmastro, si addormentava sul divano del portico, trovando quella felicità che gli faceva percepire un sorso di salvezza per quei momenti migliori, che sarebbero certamente arrivati.
Nessun commento:
Posta un commento