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domenica 24 luglio 2022

Le monachine

di Laura Maria Di Forti
Introduzione di Angelo Perrone

(Angelo Perrone) I ricordi raccolti da Laura Maria Di Forti, scavando nella memoria, ci riportano indietro nel tempo. Ognuno avrà modo di recuperare frammenti della propria vita, ansie, gioie, affanni, semplici curiosità. 
Spezzoni dell’esperienza che ci appartiene e che talvolta ci è accaduto di condividere con qualcuno. Altrimenti rimasti in noi, quelle sensazioni che ora riemergono con dolcezza o d’impeto. Non erano davvero sepolte o dimenticate, solo sfuggite alla percezione più superficiale. Quella che ci accompagna nel quotidiano frenetico.
Ora è il momento di fermarsi e di tornare indietro, nel solco di quelle impressioni con le quali siamo cresciuti e siamo diventati quello che siamo.
Già pubblicati in questa serie: Chi dorme nell’armadio? Il cavallo arrabbiato
In precedenza pubblicati i seguenti testi: Come imparare le lingue senza fatica, Ai miei tempi, Scrivere romanzi non importa quale, Pistacchi mon amour, C’era una volta il West

Appena tornati dalla Turchia, per circa un anno mia mamma ed io abbiamo vissuto in casa di nonna e del fratello minore di mia mamma, lo zio Antonio. Papà era rimasto ad Ankara. Lo zio aveva un registratore Philips con dei magnifici pulsanti colorati, giallo, rosso, verde e forse un quarto di cui non ricordo nulla.
Io, comunque, sebbene avessi solo sette anni, lo sapevo usare benissimo e mi piaceva molto immaginare di essere grande e di usarlo come vedevo fare a mio zio. Un giorno decisi di immortalare la mia voce al registratore per fargli ascoltare una poesia bellissima di Enrico Panzacchi, dal titolo Le monachine, che avevo imparato a memoria a scuola.
Nella mia testa ero convinta di fargli un grande favore ma, quando lui la sera tornò a casa dal lavoro e si mise seduto in poltrona ad ascoltare la sua adorata musica classica azionando il registratore, proprio in mezzo ad una sinfonia, sentì la mia voce che decantava: 
O monachine scintillanti e belle
che il camin nero inghiotte,
andate forse a riveder le stelle?
Buona notte, faville, buonanotte!
Lo vidi sbiancare in viso ma, subito, vedendomi un poco preoccupata, scosse la testa e si mise a ridere. Cuore di zio!

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