D’improvviso scopro che ogni cosa sta andando al suo posto, tutto è pronto e quasi sistemato. Tutto in colonna che funziona, la precisione fa da padrona.
Così ho chiesto al tempo di fermarsi un attimo e di tornare indietro, di farmi respirare la polvere dei miei ritorni, di mettermi in bocca parole già usate, di concedermi dei momenti da rivivere, di termini da cancellare. Perché tutta questa esattezza mi inquieta e fa paura.
Ma il tempo ha risposto che non può, che il presente è l’unica verità, che il passato può anche essere riscritto ma con gesti nuovi e parole mai usate. Ed è lì che è nata la nostalgia delle meravigliose imperfezioni che mi facevano sentire al sicuro.
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