(Angelo Perrone) Il peso dell’eredità sovietica, impossibile da elaborare e superare. La nostalgia verso un passato che mescola fasti a depravazioni, estinto da tempo e non riproducibile. Il delirio della ricerca di una supremazia mondiale, alimentata però non già dal primato di arti, tecnologie, successi economici, ma dalla sopraffazione brutale verso individui e Stati indipendenti e sovrani come l’Ucraina. La distorsione fatale di orizzonti, sguardi, volontà.
Il processo criminale è iniziato molti anni fa nell’indifferenza, talora connivenza, dell’Occidente, illusosi di salvaguardare, con il silenzio, i propri interessi. Ora, quella tendenza procede implacabile, calpestando vite, in Russia e fuori dal paese. È sfidata ancora, contro ogni ragionevolezza, da persone qualsiasi (giornalisti, giovani, donne), che non accettano l’inevitabile. C’è, tra costoro, persino una madre, Lyudmila Navalnaya, che si ostina a reclamare indomita il corpo offeso del figlio, sfidando il freddo siberiano e l’ira del tiranno. Tutti, per questo, pagano un prezzo altissimo.
C’è un ritratto che compare nelle strade, nelle piazze, accanto a monumenti, tra candele accese. Accade nel libero Occidente, e non fa abbastanza notizia perché siamo abituati a simili gesti commemorativi. Sorprendono invece i casi che si ripetono in tanti angoli di Russia, sotto gli occhi di gendarmi che si accaniscono disperdendo i partecipanti o arrestandoli. Il nome lo conosciamo, è quello di Aleksei Navalny, oppositore del regime di Putin, morto in una prigione siberiana a 47 anni. Non importa come, tutta la prigionia è stata ingiusta, pretestuosa, rivolta alla sua eliminazione fisica, non solo morale. L’ennesimo sopruso del potere politico.
La data, 16 febbraio 2024, è quella di una morte misteriosa solo per chi ha chiuso gli occhi sulle malefatte del dittatore. Le candele deposte, con i fiori, da mani coraggiose e amorevoli hanno uno straordinario effetto: illuminare da vicino lo stato della Russia oggi, riflettersi come un lampo sulle coscienze offuscate. Le persone, le date, i fatti, i piccoli gesti non sono mai neutri. Smuovono le intelligenze, sollecitano alla responsabilità, rappresentano un monito, forse l’ultimo.
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