di Marina Zinzani
Miriam, 49 anni, sposata da 30.
Una serata come tante, la solita pizza del sabato sera, il ritrovo fra amici dopo una settimana di lavoro.
Quelle abitudini che danno sicurezza: uno sa che ha una cerchia di persone su cui contare, coppie che io e mio marito Andrea frequentiamo da anni.
Si ride, si scherza, si discute, ci si confida, soprattutto fra donne. Niente può avvelenare il clima, un misto di goliardia, piacevole conversazione, amabile compagnia.
La pizzeria è quella dove veniamo spesso, un luogo che non dà sorprese. Che cos’è una sorpresa: qualcosa che non ti aspetti, nel bene e nel male. Una sorpresa piacevole o spiacevole. Può essere spiacevole uno sguardo.
Quello che tuo marito scambia con l’amico, un cenno di intesa e di apprezzamento verso la nuova cameriera che prende l’ordinazione al nostro tavolo: carina, molto carina, maglietta e pantaloni attillati, sorriso e modo di fare che la fa sembrare sicura di sé, giovane.
Oddio, non facciamone un dramma, l’occhio vuole la sua parte, quello che è bello si apprezza, succede anche a noi donne, succede a tutti. Ma lo sguardo di mio marito Andrea ha qualcosa di più, è un apprezzamento particolare, è come se dicesse al nostro amico: “Però...”
“Però” nel senso di provare qualcosa per un’altra donna più giovane e carina di me, un sollecitamento dell’eros, una strada in cui lui e il nostro amico sono da soli ad ammirare una donna che non è la loro compagna.
Io ho notato, ed ho fatto finta di niente. Il mondo è dei giovani, è giusto così, no? Cosa dobbiamo dire noi donne, arrivate ormai alla menopausa, spesso diventate come elettrodomestici della casa, o governanti tuttofare ma invisibili? Donne che hanno preso chili, non si sa quando e perché.
Uno spiffero di freddo: ecco quello che ho sentito. Il mio compagno sensibile ad un’altra donna, che si presenta con armi un po’ scorrette: una maglietta attillata che non copre l’abbondante seno, le forme perfette evidenziate. Forse l’abbigliamento è una strategia del locale, penso per un attimo, quasi a rincuorarmi da sola.
Comincio a mangiare la pizza, come tutti. Davanti a me ho Jacopo, l’amico di sempre, dai tempi della scuola. Deve avere visto prima la scena, ed io che mi sono rabbuiata. La mia maglia larga, informe, le mie rughe. Alzo gli occhi e incontro il suo sorriso, che ha qualcosa, stranamente, di consolatorio.
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