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giovedì 20 febbraio 2025

Essere nessuno

(Lucio Corsi, Corriere della sera)
di Marina Zinzani

La canzone di Lucio Corsi, “Volevo essere un duro”, rivelazione a Sanremo, rimanda al mondo dei bambini, dei ragazzi, al desiderio di essere “qualcuno”. E quel qualcuno è forte, non si fa sottomettere, non è detto che sia positivo, ma si distacca dagli altri, dalla normalità.
È un tema suggestivo, che porta con sé, aldilà delle parole della canzone, ad un mondo in cui si aspira all’alto e all’essere vincenti. La persona senza qualità apparenti rischia di diventare invisibile, poco considerata, messa in disparte. L’apparire attraverso un corpo snello o attraverso il look giusto di una ragazza, o attraverso i tatuaggi che vanno tanto di moda: l’apparire, cosa diversa dall’essere. L’apparire sembra vincente, oggi. 
C’è però anche la passione, il talento, e l’ottenere dei risultati per i quali tanto si è lavorato, l’essere vincenti ad esempio in uno sport, nel suonare uno strumento. Questo può essere positivo, e molto. Ma altri aspetti di questo tema possono esserlo meno, addirittura possono essere aberranti. Si pensa a quei giovani che prendono strade violente, di delinquenza, di bullismo, per sentirsi qualcuno e prevaricare sugli altri.
L’anonimato, il starsene in disparte, il non perseguire obiettivi particolari, può essere considerato perdente da alcuni. Ma lo è? E’ perdente il giovane che conduce una vita normale, che studia, che cerca la sua strada, pur fra le inquietudini, le paure, i sussulti dell’età? E questo senza mettersi in mostra, senza conformarsi per forza alle tendenze del momento, seguite da tanti suoi coetanei. Anche se si rischia l’isolamento, anche se è difficile essere sé stessi, soprattutto da giovani. Ma tutta la vita si può avvertire il dilemma di avere o togliere la maschera. 
Volere essere un duro, come canta Lucio Corsi, o essere nessuno. In quel nessuno c’è un’interiorità fatta di pensieri, di sofferenze, di senso di inadeguatezza, ma di vita che vibra. Senza modelli imposti da qualcuno, spesso modelli figli del consumismo e di una vaga alienazione.

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