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lunedì 23 giugno 2025

Overtourism

(Fontana di Trevi)
di Marina Zinzani

Overtourism è una parola che si sente spesso ultimamente. Un fenomeno che c’era già prima, ma ora si evidenzia di più, soprattutto quando ci sono dei ponti, dei giorni di festa, e in estate. Un turismo fatto di così tante persone che invadono un luogo, per cui diventa difficile camminare, trovare un parcheggio, ammirare in santa pace un panorama, per non parlare di file interminabili ai musei e nei ristoranti.
Il problema è anche dei residenti, visti durante l’anno come privilegiati, perché possono godere di un luogo unico. Per loro l’onda del turismo estremo porta disagi, nervosismo, insofferenza, difficoltà perfino a muoversi, si lamentano alla TV.
Il pensiero arriva: è una vera vacanza questa? Questa folla che non fa ammirare in tranquillità una città, una località turistica, questa folla che fa sembrare tutti come formiche in cerca di un punto di benessere, permette veramente di cogliere l’emozione di un luogo?
(Colosseo)
La rigenerazione è un’altra cosa, viene da pensare. È un momento di pausa, di stacco. È uno scenario diverso che nutre la mente, qualcosa di nuovo e molto gradevole. E invece l’overtourism sembra diventare la copia di ogni giorno: le file in macchina, file ovunque, troppa gente, rumore, insofferenza. 
È lontano il silenzio, ed anche l’osservazione, l’ammirazione, la gioia fra sé e sé. Tanti si fanno i selfie, raccontando poi di essere stati in quel posto. Volti sorridenti mandati agli amici. 
Chissà se hanno visto veramente l’incanto di quel luogo, se ne hanno gustato fino in fondo la bellezza, i sapori, la natura, la storia. Probabilmente hanno incontrato traffico al rientro, molto traffico.

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